In questi ultimi mesi abbiamo dato parlato di questa chiesa di come sarebbe cambiata: questo non è un nuovo inizio, questo è semplicemente una fase di un passaggio.
Dove porterà il Signore questa chiesa? Cosa possiamo fare per la chiesa? Ma, veramente, dovremmo chiederci cosa voglia dire questa parola: chiesa. Quante volte l'abbiamo pronunciata senza forse soffermarci veramente su cosa significhi quando noi pensiamo alla chiesa?
Che cos'è la chiesa? E' un edificio? Di certo no! E allora ho cercato il significato: non il significato della parola in se stessa, perché, se voi cercate sulla Treccani, la chiesa è un locale religioso. Io ho cercato di trovare cosa sia una chiesa per Dio, per il Signore.
La parola chiesa viene dal greco “ἐκκλησία - ekklēsía:” e significa “assemblea di coloro chiamati fuori da...” Assemblea a sua volta deriva dall'ebraico e significa “adunanza”. Ecco che cos'è la chiesa: siamo tutti noi. La chiesa è l'insieme di quelli che hanno accettato la salvezza di Cristo.
Al capitolo 2 di Atti, dal versetto 46 al versetto 47, Luca scrive:
“E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo.” (Atti 46:47 a)
Il popolo vedeva: questo è anche un esempio, questo è anche dimostrare Gesù.
Paolo in Efesini ci dice così:
“Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio. Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare, sulla quale l’edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore. In lui voi pure entrate a far parte dell’edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito.” (Efesini 2:19-22)
Vi rendete conto che grande onore ? Noi siamo delle pietre che servono per completare l'edificio Santo a Dio; come fondamenta ci sono gli apostoli, i profeti, e come pietra angolare, la pietra che tiene tutto, c'è Gesù!
Questo è il nostro grande onore. Ci sembra adesso scontato: veniamo, sediamo, siamo in chiesa prendiamo insieme la Santa Cena … Siamo questo, né stranieri ne ospiti , siamo parte fondamentale di quello che Dio sta creando sulla Terra, siamo il luogo dove abita la sua potenza... siamo “tanta roba”!
Il mondo fuori ci fa sembrare strani: “ Ma che vanno a fare? Una chiesa in una stanza!” Ma c'è scritto: siamo qualcosa di importante! Noi siamo una pietra; ricordiamocelo quando ci troviamo nello sconforto. Lo dico a voi perché lo dico a me stessa: noi siamo una pietra di un edificio santo. Questa dovrebbe essere la cosa su cui ci dobbiamo concentrare.
Invece a volte ci facciamo distrarre dai numeri; invece di guardare le sedie piene e quindi la montagna che Gesù ha spostato per farci venire fino a qui la domenica mattina, guardiamo quelle vuote; quello non è il nostro compito!
Non siamo stati più o meno benedetti perché non siamo diventati quanti noi volevamo diventare; adesso siamo tanti ma poi, in realtà, se pensiamo a quelli che da vent'anni a questa parte sono passati in questa chiesa e non sono rimasti non siamo poi così numerosi. Al Signore non interessa; Egli ci dice: “Non è un problema vostro; voi pensate che siete un mattoncino del mio edificio, pensate che fate parte di qualcosa di importantissimo.”
Ho pensato una cosa: Dio è un dio preciso, non è casuale; se ci dice qualcosa nella Bibbia è perché sa che ci sarebbe servita. Lui ci dà tante indicazioni sui mariti, sulle mogli, sui credenti, sui figli, sui servitori e sui padroni... Ma non ci dice niente sulla sovrabbondanza delle chiese, su come gestire le chiese grandi, tipo : “Allora ragazzi se diventare duecento cominciate a fare culti alternati se no quelli giù in fondo non sentono. Mi raccomando, niente assembramenti.”
Il Signore non ci dà indicazioni di questo genere, perché lui sapeva che non sarebbe stato questo un problema, perché è più possibile che ci siano chiese vuote che chiese strapiene, perché proprio questa è la nostra battaglia.
Però fissa un tetto minimo; non c'è nessuno credente che non abbia mai letto questo versetto e nessun pastore che non abbia mai predicato almeno una volta su questo versetto; pure io, che non so niente, lo so a memoria.
Matteo 18:20: il Signore mette un tetto minimo dove dice: “Ragazzi fino a questo numero io vengo, ci sono in mezzo a voi.” Però bisogna vedere quant'è il numero: “Poiché dove sono circa una cinquantina io sono in mezzo...” Ah, no, una quarantina... Non è quaranta... allora trenta... venti...una quindicina... non mi dire che viene per meno di 10 persone! E allora significa che non me lo ricordo più; leggiamolo insieme:
“Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro.” (Matteo 18: 20)
Il Signore, lui già per due scende con la sua presenza; gli interessano i cuori. E se non interessa a lui se non c'è da lui indicazione qui dentro la Bibbia, perché ci dobbiamo occupare noi di numeri?
E' vero, all'inizio si convertivano duemila persone in un giorno, e mi immagino che macello ci fosse in quelle piazze! Ma se Paolo ha scritto 13 lettere per incoraggiare, esortare, ammonire le chiese per far sì che resistessero agli attacchi, allora non è che la nostra non è benedetta, ma è che sono proprio le chiese ad essere attaccate.
E' molto più facile scegliere di stare fuori da un gruppo chiesa che dentro; Paolo, pochi anni dopo gli apostoli, già scriveva lettere per incoraggiare tutti quei grandi convertiti a resistere.
Questa è la realtà, e il Signore lo sapeva; è per questo ci ha detto: “Non vi scoraggiate! Tutte le volte che pensate che siete poveri, io ci sono, io vengo. Il leone della Tribù di Giuda, quello che muove le montagne... io vengo. E mi scomodo anche per due soli di voi.”
Non è facile, perché noi non vediamo tanto in là come Dio; noi non ci dobbiamo occupare di questo, non è una nostra responsabilità. Quello su cui ci dobbiamo soffermare, quello che ci riguarda come chiesa è seguire l'insegnamento di Gesù, il suo esempio.
Paolo dice che è questa la cosa sulla quale ci dobbiamo concentrare:
“Siate dunque imitatori di Dio, come figli amati; e camminate nell’amore come anche Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave.” (Efesini 5:1-2)
E' questo che ci deve interessare: amiamo Dio, cerchiamo Dio, seguiamo gli insegnamenti di Gesù... tutto il resto verrà; tutto il resto se lui vorrà, verrà.
Non sappiamo che tassello siamo in questo piano infinito del Signore; io mi divertivo un po' a pensare e a ragionare coi miei ragazzi: "Chissà se magari Janet, Marco, Lucia e Claudio hanno fondato questa chiesa perché poi noi dovessimo apprendere l'insegnamento di Gesù per poi darlo ai nostri figli e i nostri figli magari ai loro figli che diventeranno, che so, magari ambasciatori di Dio chissà dove?"
Non aspettiamoci le risposte che vogliamo quando le vogliamo; noi siamo parte di un piano immenso. Tutte le cose cooperano alla fine per il piano di Dio. Preoccupiamoci di essere imitatori di Gesù.
Non avevo mai notato una cosa: in Matteo, Gesù, ancora prima di darci il Grande Comandamento e il Grande Mandato ( se volete lo trovate al capitolo 22 da 37 a 39), ancora prima , al capitolo 20 ci dà un altro mandato:
“... chiunque vorrà essere grande tra di voi, sarà vostro servitore; e chiunque tra di voi vorrà essere primo, sarà vostro servo; appunto come il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti.” (Matteo 20:26-28)
Ecco ciò che dobbiamo fare; Gesù poteva venire e comandare a tutti:” Allora tu questo, tu questo, tu questo...” Invece è stato il primo a servire; guariva, aiutava, ascoltava. A volte è più importante ascoltare; le persone hanno bisogno anche di questo tipo di aiuto.
Pensate se quel giorno avesse scelto qualcosa di eclatante, come far cadere il sole dentro l'acqua in un fiume: chi è che non avrebbe creduto a un evento del genere? E invece no; lui con molta umiltà, con il suo corpo da uomo ha deciso di morire. Ci ha servito, ha dato la sua vita per noi; una vita sola per il riscatto di tanti. Questo ci deve interessare; di questo ci dobbiamo preoccupare, questo deve essere il nostro pensiero. E noi possiamo fare qualcosa:
“Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti gli angeli, prenderà posto sul suo trono glorioso. E tutte le genti saranno riunite davanti a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli della sua destra: “Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che vi è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione e siamo venuti a trovarti?” E il re risponderà loro: “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, lo avete fatto a me”. (Matteo 25:30-40)
Questa è l'unica cosa che possiamo fare; possiamo pregare, continuare a pregare per tutte le persone che conosciamo affinché convertano il loro cuore al Signore; e poi possiamo dare il nostro esempio. Possiamo essere imitatori di Gesù, possiamo fare come lui fece; per prima cosa servire: è stato detto“Vi riconosceranno dall'amore che avete gli uni per gli altri.”
La Bibbia parla tantissimo di questo servizio; e più era alto il grado di vicinanza a Gesù, più dovevano servire. Vogliamo essere i primi in questo, vogliamo essere vicini al nostro Signore per quando tornerà e sarà il nuovo mondo; ma fino ad allora dobbiamo servirlo. Non preoccupiamoci del resto.
Quindi abbiamo capito che cosa vuol dire quando diciamo che siamo la chiesa; abbiamo capito che la chiesa non è l'edificio ma siamo noi; abbiamo capito che come chiesa abbiamo il dovere di imitare Gesù e di servire.
Adesso è il momento di continuare quello che abbiamo fatto già, ma che forse abbiamo lasciato troppo tempo in sospeso. Dobbiamo servire; qui dove ci troviamo. Dobbiamo aiutare in tutti i modi possibili; come chiesa e singolarmente, perché noi siamo due volte chiesa.
Siamo due volte chiesa perché il nostro corpo è il tempio di Dio, e sapete che il tempio fin dall'Antico Testamento è luogo in cui Dio dimora; e poi siamo chiesa come assemblea di coloro che sono chiamati a testimoniare assieme. E' una responsabilità.
Adesso è il momento di servire: io ci sono. Se voi ci siete è il momento di servire questa comunità in tutti i modi in cui si possa; pregate Dio perché possa aprire le porte di chi si occupa di questo nella società e possa farci entrare a collaborare perché, sapete, non è così semplice.
Il Signore ha bisogno di sapere chi di voi c'è, su chi può contare per questa nuova missione che ci siamo posti come obiettivo; nel frattempo quello che è il compito di tutti, anche dei più piccoli di età, è di pregare affinché il Signore ci possa usare.
Da quello vedranno che stiamo credenti, da quello verrà la domanda spontanea del mondo: “Che fai qui in casa mia?” “Sono qui perché io devo essere qui per servirti”.
Tutto il resto viene dopo.
Preghiamo.
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