La più GRANDE PARATA della STORIA ||| "La parata del SECOLO" su Pelé

Cronache Stories

22-12-2022 • 8 minuti

Guadalajara, Messico, 7 giugno 1970. Il responso del termometro, per i giocatori che stanno per scendere in campo, è devastante. Fanno 38 gradi, non si respira. La partita è stata fissata a mezzogiorno per questioni di diritti televisivi: anche più di cinquanta anni fa, erano le tv a dettare i tempi, per consentire di trasmettere il match a un orario interessante per le emittenti europee. Ok, è soltanto una partita di girone del Mondiale. Ma è quella più attesa. Negli spogliatoi si sente quel rumore ipnotico dei tacchetti che sbattono a terra. È la favola del calcio che prende vita. Nella pancia dello stadio si muovono i protagonisti. Pelé, Jairzinho, Carlos Alberto. E poi Bobby Moore, Hurst, Bobby Charlton. C’è anche il miglior portiere del Mondiale precedente, quello del 1966. Si chiama Gordon Banks e non vede l’ora di poter affrontare Pelé. Non lo sa ancora, ma sta per consegnare ai posteri quella che è stata definita, con discreta ragione, la parata del secolo. THE “BOGOTÀ BRACELET” L’Inghilterra arriva ai Mondiali del 1970 per difendere il titolo vinto quattro anni prima. L’entusiasmo della vigilia si spegne di colpo in Colombia, scelta dalla federazione inglese per preparare fisicamente i giocatori alle sfide imposte dall’altitudine che troveranno in Messico. In un momento di relax, Bobby Moore e Bobby Charlton entrano nella gioielleria Fuego Verde: devono comprare un regalo alla moglie di Charlton, ma nulla di quello che gli viene mostrato li convince. I due, scoraggiati, si accingono a lasciare il negozio. Ed è qui che succede qualcosa di impensabile. La manager del negozio, tale Clara Padilla, li raggiunge di corsa e li accusa di avere fatto sparire un braccialetto. C’è molta confusione, i due negano tutto, gli schiamazzi arrivano alle orecchie del commissario tecnico inglese Ramsey e alla fine Moore e Charlton possono andarsene. Sembra un fatto di poco conto: la preparazione della squadra prosegue, l’Inghilterra batte la Colombia in amichevole, poi anche l’Ecuador a Quito, quindi torna a Bogotà per un lungo scalo aereo in attesa del volo per Città del Messico. Neil Philips, il medico della squadra, peraltro presente all’interno della gioielleria al momento dei fatti, consiglia inutilmente alla federazione di prenotare un volo con uno scalo alternativo a Panama: idea bocciata sul nascere. Tutti a Bogotà, dunque. Staff e calciatori stanno guardando un film quando due agenti colombiani in borghese irrompono e portano via Bobby Moore, il capitano che nel 1966 aveva ricevuto dalle mani della regina Elisabetta la Coppa Rimet, arrestandolo per furto. L’arresto in modalità riservata è una gentile concessione della polizia colombiana dopo un lungo lavoro diplomatico dell’ambasciatore inglese: gli agenti, inizialmente, avevano pensato di intervenire direttamente davanti ai giornalisti. È emerso un nuovo testimone, Alvaro Suarez, che giura di avere visto Moore uscire dalla gioielleria con il braccialetto scomparso. Ramsey, spiazzato dalla situazione, decide di far comunque salire i giocatori sull’aereo per Città del Messico, comunicando alla squadra dell’arresto una volta in volo. « Bobby Moore un ladro e Bobby Charlton suo complice? Era come se ci avessero detto dell’arresto di Madre Teresa per crudeltà su dei bambini». (Gordon Banks) Moore non viene portato in carcere ma a casa di Alfonso Senior, il presidente della Federcalcio colombiana. Arresti domiciliari decisamente particolari, per consentire a Moore di allenarsi in attesa della ratifica delle accuse. Il giudice Justice (ebbene sì) Peter Dorado chiede a Padilla di ricostruire la vicenda ma la sua versione non collima più con quella raccolta subito dopo i fatti: dice di aver visto Moore mettere il braccialetto nella tasca sinistra del suo blazer, ma il blazer di Moore non ha tasche. Anche il valore del braccialetto si impenna improvvisamente: passa da 500 a 5.000 sterline. Qualcosa non quadra. Il 28 maggio, Moore viene rilasciato per insufficienza di prove, pur dovendo

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