S2 Digital Roadmaps - by Websolute

Websolute Podcast

Digital Roadmaps for Ambitious Brands è il Podcast dedicato a Imprenditori e Manager che attraverso il digitale vogliono liberare tutto il potenziale del proprio brand nel mondo. Claudio Tonti e Nicola Bonora, rispettivamente Head of Strategy, Products, R&D e Digital e UX Strategy di Websolute, gruppo di agenzie Digital italiano, discutono di marketing, e- commerce e digitale in modo strategico, per fare business e crescere, insieme a altri ospiti esperti. read less

S2 - E11 Storytelling, come e perchè
4d fa
S2 - E11 Storytelling, come e perchè
Nell’undicesimo episodio della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, si parla di come creare lo storytelling adatto al tuo brand e al tuo target. Lo storytelling è uno degli elementi fondamentali nella creazione di un progetto digitale, poiché aiuta a definire l'identità del brand e ad attirare l'attenzione dei consumatori attraverso la narrazione di una storia coinvolgente. Con l'avvento dell'era digitale, il numero di touchpoint digitali disponibili è aumentato esponenzialmente, e questo ha reso ancora più difficile raggiungere e coinvolgere gli utenti in modo efficace. In questo contesto, lo storytelling può diventare una strategia cruciale e vincente per la marca, purché si riesca a mantenere coerenza e autenticità nella narrazione, evitando di perdere l'identità del brand. La grande quantità di mezzi diversi richiede di utilizzare diverse modalità per esprimere il valore di un prodotto, di brand e di marca, in contesti e situazioni diverse, con linguaggi diversi, risolvendo i problemi delle persone e comunicando in modo empatico con loro. Si dovrebbe seguire la filosofia del "million selling proposition", piuttosto che della “unique selling proposition”, adattandosi a ogni contesto con attenzione, perché si potrebbe rischiare di perdere l'identità del brand, che deve invece essere preservata nel tempo per essere efficace. Il nostro approccio all’utilizzo dello storytelling è improntato a porre l'enfasi sull'importanza di mettere le persone al centro del processo creativo, anziché concentrarsi solo sull'identità dell'azienda. Questo metodo vede lo storytelling come uno strumento per migliorare l'impatto dei prodotti e servizi sul mercato e ci permette di coinvolgere il pubblico e creare un legame emotivo tra il cliente e il brand. L’utilizzo dell'archetipo del viaggio dell'eroe come struttura per la narrazione, può fornire un'ancora visiva e facile da seguire per il pubblico: il protagonista ha un problema, incontra una guida che gli offre un piano per risolvere il problema e lo chiama all'azione. Qui vediamo i due possibili esiti: cosa succede se vince la sua sfida e cosa succede se invece non ci riesce. È importante tenere in considerazione l'esito positivo o negativo del viaggio del protagonista, per creare una narrazione coinvolgente e significativa per il cliente, poiché ciò può influire sulla sua percezione nei confronti del prodotto o del servizio. Si deve seguire un approccio basato su un lavoro strutturato e mirato, che aiuti a mantenere l'attenzione sui punti importanti e a guidare i clienti verso il successo. E’ necessario porre le domande giuste per identificare il protagonista, i suoi problemi e i risultati desiderati, in modo tale da creare valore e impatto per l'azienda. Il processo consiste nel raccogliere gli attori e le storie giuste, sintetizzarle in una o più narrazioni. Se la puntata ti è piaciuta, lasciaci un commento oppure scrivici a podcast@webolute.it Ti aspettiamo!
S2 - E10 Quale CMS scegliere per il mio progetto?
15-03-2023
S2 - E10 Quale CMS scegliere per il mio progetto?
Nella decima puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, trattano di come scegliere il CMS più adatto. Nell’episodio gli host parlano dell'importanza dei sistemi CMS (Content Management System) nella pubblicazione online di contenuti, della connessione tra il contenuto di un progetto e la sua esecuzione e fruizione. La scelta di un CMS dipende dalle esigenze specifiche del progetto, dalla complessità dell'azienda, dal catalogo prodotti e dalle lingue. E’ opportuno distinguere tra due obiettivi: Permettere a chi non sa maneggiare la tecnologia di realizzare un sitoGestire contenuti complessi in modo efficiente Nel dialogo a tre tra l'azienda, l'agenzia o chi realizza il sito e il mercato, lo strumento (il CMS) diventa essenziale per creare il legame tra design, comunicazione e sviluppo tecnologico, fornendo un oggetto digitale fruibile dal mercato. L'importanza di scegliere il giusto CMS è per evitare di utilizzare uno strumento con limiti, soprattutto in caso di progetti più complessi, come ad esempio un'azienda con un catalogo prodotti in più paesi e lingue. C’è molta confusione sulla scelta del CMS e per i progetti complessi, è necessario fare una scelta mirata e ben ponderata. In base alla complessità del progetto e dalle esigenze di personalizzazione, manutenzione e sicurezza la scelta può essere tra open source e closed source. Entrambe hanno pro e contro. Per i progetti semplici, l'open source può rappresentare una scelta vantaggiosa, in quanto garantisce una maggiore flessibilità e possibilità di personalizzazione. Tuttavia, per progetti più complessi, la scelta diventa meno significativa rispetto all'importanza dell'implementazione e della gestione del progetto stesso. Inoltre, l'uso di plugin e estensioni può aumentare la vulnerabilità del sito dal punto di vista della sicurezza e della manutenzione, e pertanto è importante scegliere con cura le estensioni da utilizzare. In conclusione la scelta tra open source e closed source può essere influenzata anche dal contesto in cui il sito verrà utilizzato. Se la puntata ti è piaciuta, lasciaci un commento oppure scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!
S2 - E9 Il tasso di conversione inverso
08-03-2023
S2 - E9 Il tasso di conversione inverso
Nella nona puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, parleranno del tasso di conversione inverso. Il tasso di conversione è un indicatore molto importante per misurare il successo di una campagna di marketing, ma non è l'unico da considerare. Il tasso di conversione rappresenta la percentuale di utenti che compie l'azione desiderata, come ad esempio quella di acquistare un prodotto in un e-commerce. Ma ci sono molti altri utenti che arrivano al sito, interagiscono con i contenuti, mettono i prodotti nel carrello o cercano informazioni sul prodotto e poi abbandonano il sito senza completare l'acquisto. Per questo motivo, è importante considerare anche il tasso di conversione inverso. Il tasso di conversione inverso rappresenta la percentuale di tutti gli utenti che non hanno completato l'azione desiderata e valuta come interagiscono con il sito. Questi utenti rappresentano un'audience molto importante, che potrebbe essere interessata ai prodotti o servizi dell'azienda ma che non ha ancora deciso di effettuare l'acquisto. Per coinvolgere questi utenti, l'azienda può utilizzare diverse strategie di marketing come ad esempio l'invio di email di follow-up con offerte personalizzate, l'utilizzo di retargeting pubblicitario per mostrare annunci personalizzati ai visitatori del sito o l'offerta di sconti e promozioni. In questo modo, si cerca di creare una relazione con l'utente e di spingerlo a compiere l'azione desiderata. Inoltre, è importante considerare che il successo di una campagna di marketing non deve essere valutato solo in base al tasso di conversione. Altri fattori come il costo per acquisizione di un cliente, il valore a vita del cliente e il ritorno sull'investimento sono altri importanti fattori da tenere in considerazione per valutare l'efficacia di una campagna e per capire come allocare correttamente il budget di marketing. La strategia di creazione database è una strategia importante per il successo di un'azienda, poiché consente di acquisire informazioni sui propri clienti e potenziali clienti per mantenersi in contatto con loro e migliorare le attività di marketing. Tuttavia, è consigliabile utilizzare principi di persuasione per portare il cliente a lasciare i propri dati offrendo un vantaggio gratuito che potrebbe tornare utile in futuro, anche se il cliente non è ancora pronto per l'acquisto. Si deve considerare che il valore del cliente non è solo limitato all'acquisto immediato, ma anche al lifetime value e alla possibilità di continuare a vendergli in futuro. È inoltre importante diversificare le attività di marketing e valutare i KPI (Key Performance Indicators) per ogni attività in modo da determinare quale strategia funziona meglio e quanto contribuisce ciascuna attività al ROAS (Return on Advertising Spend). Per evitare la frammentazione e ottimizzare i costi di advertising, si può adottare una strategia di ecosistema, in cui ogni euro speso lavora su più attività contemporaneamente. Quindi invece di concentrarsi su una sola attività, come la vendita, è necessario valutare l'intero ciclo di vita del cliente e agire su più fasi contemporaneamente. La pianificazione di un modello di attribuzione dell'investimento può aiutare a determinare le percentuali da utilizzare per ogni attività di marketing. In questo modo, si può massimizzare l'efficacia di ogni euro speso e minimizzare i costi di advertising. Se la puntata ti è piaciuta, lasciaci un commento oppure scrivici a podcast@webolute.it Ti aspettiamo!
S2 - E8 L'Intelligenza Artificiale al servizio del marketing
01-03-2023
S2 - E8 L'Intelligenza Artificiale al servizio del marketing
Nell’ottavo episodio della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, insieme all’ospite Giulio Rosati, CEO e co-founder di WMind esperto di Data Science parlano dell’applicazione dell’intelligenza artificiale al marketing. L’Attuale e rinnovato interesse per l'intelligenza artificiale e di come questa tecnologia possa essere utile alle aziende nel loro business quotidiano, per portare ad una maggiore efficienza nel marketing, permettendo alle aziende di spendere in modo più intelligente, acquisire nuovi clienti e mantenere quelli esistenti. Un esempio concreto di utilizzo dell'intelligenza artificiale è la creazione di modelli per analizzare il comportamento dei clienti e prevedere eventuali abbandoni, in modo da intervenire preventivamente per mantenere il cliente. L'obiettivo è quello di ottenere una maggiore efficienza del marketing, ridurre i costi e aumentare il valore per il cliente. In sintesi, l'importanza dei dati per le aziende italiane consiste nell'utilizzarli per creare un modello di intelligenza artificiale in grado di valorizzarli e individuare le opportunità di business che altrimenti potrebbero passare inosservate. Molte aziende italiane hanno processi di CRM poco strutturati e con poca rilevazione del dato, spesso lasciando la raccolta dei dati ai singoli dipendenti. Un tesoro spesso inutilizzato è rappresentato dai dati generati da siti web, email marketing e advertising digitale. Gli e-commerce per esempio generano una gran quantità di dati che spesso non vengono sfruttati, ma che possono rappresentare un’ottima fonte di informazioni in termini di opportunità di up-selling e cross-selling. Sfruttare i dati disponibili per creare un modello di intelligenza artificiale può portare ad una maggiore efficienza aziendale e alla generazione di marginalità addizionali senza ulteriori spese in marketing. I modelli di AI quindi possono essere applicati per migliorare l'efficienza e l'efficacia della lead generation. Attraverso l'analisi dei dati dei potenziali clienti e la costruzione di modelli di propensità, è possibile prevedere la probabilità di conversione di una lead in un cliente effettivo. Ciò consente alle aziende di concentrare le proprie risorse sui potenziali clienti che hanno maggiori probabilità di diventare effettivi acquirenti, aumentando così la possibilità di ottenere un ROI positivo dal budget di marketing investito. Inoltre, i modelli di propensity possono essere utilizzati per identificare eventuali fattori che influenzano la conversione dei potenziali clienti e per ottimizzare le campagne pubblicitarie e le strategie di marketing di conseguenza. I dati possono essere utilizzati per creare modelli predittivi e per sviluppare pattern di comportamento dei clienti, creando così archetipi di persona basati dati concreti non solo su percezioni soggettive. Inoltre, la segmentazione dei clienti aiuti a definire le diverse tipologie di clientela e a creare campagne di marketing personalizzate. L'utilizzo delle tecniche di analisi avanzata dei dati e dell'intelligenza artificiale per comprendere meglio i comportamenti e le esigenze dei clienti può portare numerosi vantaggi alle aziende, come la creazione di modelli mentali e pattern di persona di interesse che diventano il punto di partenza per ogni attività, l'incremento della user centricity e la semplificazione del lavoro con le agenzie di marketing. Inoltre, la raccolta e l'analisi dei dati sono una tendenza industriale in rapida espansione e l'inizio di una rivoluzione dei dati in azienda può portare a grandi opportunità. Non è troppo tardi per iniziare ad adottare queste tecniche e sfruttare al meglio la grande ricchezza e opportunità che possono offrire.
S2 - E7 Comprehension Rate Optimization
22-02-2023
S2 - E7 Comprehension Rate Optimization
Nella settima puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, trattano dell’ottimizzazione della comprensione. Che cos’è la Comprehension Rate Optimization? La CRO - Comprehension Rate Optimization è un’attività che mira ad aumentare le performance di progetti già attivi, concentrandosi sulla ricerca di punti di miglioramento tramite indagini qualitative e quantitative. Si tratta di un'ottimizzazione tecnica che agisce localmente su una fase del ciclo di vita del progetto, restituendo un piano d'azione che permette di migliorare il funzionamento di un sito web, un'applicazione o un oggetto digitale. Tuttavia, la CRO ha dei limiti, soprattutto nel caso in cui la performance non sia immediatamente misurabile e la percezione del contenuto sia un elemento fondamentale. In questi casi, l'esperienza stessa diventa parte del processo e la CRO mostra i suoi limiti in quanto non riesce a tenere in considerazione l'esperienza complessiva dell'utente e la percezione del contenuto, che sono altrettanto importanti del raggiungimento di un task specifico. Migliorare un progetto nuovo è sempre possibile perché l'esperienza degli utenti è un fattore dinamico e in costante evoluzione. Nonostante i migliori sforzi di progettazione e di testing, ci saranno sempre degli elementi che gli utenti potrebbero trovare confusi o poco intuitivi. Inoltre, il loro feedback può fornire preziose informazioni su come migliorare il progetto per soddisfare meglio le loro esigenze. Se è vero che per un negozio fisico il design e la presentazione iniziale possono attirare i clienti è il loro feedback e la loro esperienza che determina se torneranno o meno. Allo stesso modo il design e l'esperienza dell'utente digitale sono altrettanto importanti per determinare il successo a lungo termine di un sito web o di un'applicazione. La misurazione della performance è importante, ma non è sufficiente per valutare l'impatto effettivo del progetto sull'utente. È necessario anche misurare la soddisfazione dell'utente, la comprensione e l'efficacia dell'interfaccia, e se il progetto sta soddisfacendo in modo efficace le esigenze di chi naviga il sito. Queste domande sono fondamentali per capire come migliorare continuamente il progetto e fornire un user experience di alta qualità. L'importanza dell'ottimizzazione della comprensione di un sito web o di un oggetto comunicativo, non è solo per migliorare la conversione, ma anche per comprendere meglio come una marca o un prodotto è percepito dal pubblico. Ci sono diversi strumenti e metodologie che possono essere utilizzati per rilevare le informazioni necessarie per capire come un oggetto comunicativo viene percepito, ad esempio, la ricerca di mercato con metodologie tradizionali. La sfida del marketing è quella di rappresentare una marca come si vuole che venga percepita dal pubblico. La percezione della marca online può essere influenzata da molti fattori, tra cui la semplicità, la facilità e la velocità dell'esperienza utente. La user experience (UX) è quindi un fattore cruciale per sostenere la promessa di marketing e creare fedeltà del cliente. L'avere feedback sui nostri prodotti e sulle nostre campagne di comunicazione digitale è molto importante e chiederlo direttamente ai nostri utenti può essere un modo molto efficace per farlo. E per te ci sono altri aspetti da tenere in considerazione? Se sì, scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!
S2 - E6 Costruire brand loyalty: Il Club
15-02-2023
S2 - E6 Costruire brand loyalty: Il Club
Nel sesto episodio della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, parleranno del concetto di Club e delle sue potenzialità. Nel marketing, per “club” si intende la creazione di un database profilato di consumatori o stakeholder di un'azienda, con l'obiettivo di ingaggiare gli interlocutori e creare fidelizzazione. Tuttavia, si ritiene che una visione strategica potrebbe portare grandi vantaggi e maggiore coerenza a tutte le attività di marketing. Il concetto di "club" va oltre la loyalty post-vendita e richiede un prodotto con acquisto ricorrente per funzionare completamente. Inoltre, l'acquisizione di dati deve essere basata su una motivazione forte da parte del cliente per massimizzare il valore delle singole attività di ingaggio. Tutte le richieste da parte dei potenziali clienti diventano i servizi offerti da un club o una community, con molte porte d'ingresso (newsletter, richiesta consulenza o informazioni, ecc.…) e molte motivazioni diverse per entrare a farne parte. Ogni servizio offre la possibilità di acquisire informazioni sul cliente e aggiungere tali informazioni al suo profilo, per conoscerlo e andare incontro alle sue necessità. Il club può essere distribuito e diffuso in vari luoghi dove i servizi vengono fruiti digitalmente, come ad esempio attraverso un sito web, una newsletter, un live webinar o un podcast. Un'area riservata sul sito potrebbe contenere informazioni sul profilo dell'utente, le autorizzazioni, i servizi a cui si è iscritti, i documenti ricevuti e i preventivi. Inoltre, potrebbe esserci anche un concetto di fidelity card che premia la fedeltà dei clienti e promuove altri servizi offerti dal club. Abbiamo già aiutato tante aziende clienti a creare un club. In un recente progetto il cui obiettivo era quello di mantenere l'interesse e il legame con il prodotto e di creare un ambiente che offrisse sia contenuti che coinvolgimento abbiamo messo in campo una strategia che ha previsto la realizzazione di un mix di contenuti, interazioni e la creazione di un senso di comunità, dove le persone potevano porre domande e ricevere risposte da un esperto. L'attenzione si è concentrata sulla costruzione di un rapporto con il marchio, sull'ascolto e sul coinvolgimento dei clienti, sulla creazione di un senso di appartenenza tra i membri. Questo approccio può creare un servizio gratificante e centrale che offre valore a tutti i soggetti coinvolti. Quali sono gli indicatori di performance di un club e come si valuta se funziona bene? Gli indicatori di performance di un club dipendono molto dall'industria e dai servizi che essa offre. Tuttavia, ci sono due indicatori fondamentali da monitorare: la soddisfazione dei membri e i tassi di conversione dei servizi offerti. La soddisfazione dei membri può essere misurata attraverso strumenti automatizzati o tramite richieste di feedback. I tassi di conversione invece, sono numerici e si esprimono attraverso valori: Quanti membri prenotano un appuntamentoQuanti si iscrivono al clubQuanti fruiscono di più di un servizio In generale, il club funziona bene quando è in grado di soddisfare le esigenze dei membri e di offrire loro più servizi di valore aggiunto. L'efficacia del prodotto e del servizio è essenziale e richiede un ascolto attivo per elaborare il feedback e le risposte. È sorprendente quanti utenti rispondano ai sondaggi, il che indica che le persone vogliono essere prese in considerazione e che apprezzano sapere che la loro opinione conta. Domandare e chiedere è una chiave interessante per ottenere informazioni utili per il marketing. Ascolta l'episodio, lasciaci una recensione. Ti aspettiamo!
S2 - E5 Cookiegeddon, con Angela Venturin
08-02-2023
S2 - E5 Cookiegeddon, con Angela Venturin
Nel quinto episodio della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, ospitano Angela Venturin, responsabile del team advertising di Moca Interactive, società del Gruppo Websolute specializzata in performance e advertising. Nell’ interessante conversazione tra gli host e l’ospite si parla di "Cookiegeddon", un evento nel mondo digitale legato all'utilizzo dei cookie e ai cambiamenti che sono avvenuti in questo periodo. L’Unione Europea ha iniziato ad occuparsi della regolamentazione dei cookie utilizzati nelle pubblicità online dopo alcuni scandali avvenuti qualche anno fa che hanno fatto ricadere l’attenzione sulla questione della gestione dei dati personali degli utenti che navigano internet. In passato, i cookie di terze parti erano utilizzati per profilare gli utenti in forma anonima, ma ora è diventato obbligatorio per tutti i siti registrare il consenso degli utenti per gestire i cookie. L'adozione di regole sui cookie ha causato un calo di tracciamento degli utenti, stimato tra il 30% e il 35%. Questo influisce negativamente sulla capacità delle piattaforme pubblicitarie di ottimizzare l'erogazione degli annunci in base ai dati raccolti. Al tempo stesso, gli utenti sono sempre più consapevoli dei dati che rilasciano e stanno diventando più selettivi nell'accettare o rifiutare i cookie. Il fatto che una marca abbia un'alta brand awareness può influire sul tasso di accettazione dei cookie. La fiducia del consumatore nel brand ha un impatto significativo sulla decisione dell'utente di accettare o rifiutare il tracciamento dei dati. Per una campagna di successo è importante combinare le audience di terze parti (come Google e Meta) con le audience di prima parte, come l'elenco degli iscritti alla Newsletter o dei clienti. Quest'ultimo è un dato più preciso, ma con una portata minore rispetto alle audience di terze parti. Purtroppo l'uso dei cookie di terze parti per la profilazione dell'utente, anche se utile, presenta alcune incertezze a causa delle divergenti normative sulla privacy nei vari paesi. I dati sono considerati il “nuovo oro” e vengono raccolti da molte piattaforme di advertising e profilazione. Tuttavia, la mancanza di cookie può causare una riduzione dei dati tracciati e un calo delle prestazioni delle piattaforme come Google che attira la maggior parte degli investimenti pubblicitari online e perché ha lavorato su un algoritmo di machine learning che utilizza i cookie come carburante, rendendoli il fulcro per queste piattaforme. Il tema dei cookie e del banner di accettazione è diventato sempre più importante dal punto di vista normativo, e la scelta dell'utente di accettare o rifiutare i cookie dovrebbe essere fatta consapevolmente e basata sulla fiducia nell'azienda. Tuttavia, in molti casi, la presentazione del banner è ambigua o manipolativa, rendendo difficile per l'utente prendere una decisione informata. È importante che le aziende utilizzino il copy del banner per comunicare in modo trasparente e per costruire fiducia con l'utente. C'è ancora margine di manovra per migliorare questi ponti di interazione, ma bisogna fare attenzione a non sottovalutare l'importanza del tono di voce utilizzato, affinché sia coerente con il resto del sito. Se hai ritenuto questo contenuto utile, lasciaci un commento o scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!
S2 - E4 Design for LOVE
01-02-2023
S2 - E4 Design for LOVE
Nella quarta puntata della seconda stagione del nostro podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brands", Claudio Tonti, Head of Strategy, Products, R&D e Nicola Bonora, Digital e UX Strategy di Websolute, approcciano la vision con cui si affronta un percorso strategico. Infatti, in questo episodio analizziamo gli step necessari a preparare un percorso strategico di successo. Ogni percorso strategico inizia con la comprensione del proprio scopo o obiettivo e con l'identificazione della direzione che si vuole prendere. Per facilitare questo processo abbiamo messo a punto un Canvas dal nome "Design for Love" che si basa su quattro punti strategici più uno. La "L" in "LOVE" rappresenta il "Level up", cioè la crescita e l'evoluzione dell'organizzazione o del progetto. L’obiettivo di questa fase è far evolvere l'organizzazione o il progetto al livello successivo, identificando il proprio livello attuale e ciò che può portare a un salto di qualità, ovvero al next level. La “O” sta per “Obstacle overcoming”. Comprendere i vincoli e gli ostacoli esistenti è un passo fondamentale per poter progettare una soluzione creativa e utile. Il terzo punto è la “V” di “Value creation”: il design deve essere  incentrato sul creare valore per dare senso al progetto e per avere successo. Infine la lettera “E” sta per “Efficiency required” perché il budget e il tempo sono parte del processo. Sapere con che tipo di budget affronto un progetto è un elemento fondamentale per il design strategico. I canvas come “Design for LOVE” sono uno strumento di semplificazione e schematizzazione del pensiero per facilitare la progettazione, e aiutano a porsi le domande giuste. E tu cosa ne pensi? Se hai domande oppure vuoi condividere riflessioni commenta l’articolo oppure scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo! E, soprattutto, lasciaci una recensione!
S2 - E3 Cosa sta succedendo a Meta e Google?
25-01-2023
S2 - E3 Cosa sta succedendo a Meta e Google?
Nella terza puntata della seconda stagione del podcast "Digital Roadmaps for Ambitious Brand", Claudio Tonti e Nicola Bonora, rispettivamente Head of Strategy, Products, R&D e Digital e UX Strategy di Websolute, analizzano la situazione attuale di Meta e Google nel mondo dell'advertising. Nonostante entrambi i colossi abbiano registrato un calo negli investimenti, il settore dell'advertising digitale non è in crisi. Cosa sta succedendo a Meta e Google nel mondo dell’advertising? Nella puntata si discute dell'importanza dei dati di profilazione per l'advertising su piattaforme come Meta e Google. Viene sottolineato come questi dati possono essere utilizzati per creare un valore aziendale, ma che c'è una mancanza nella capacità di profilazione di Meta. Tra le ipotesi si propone una soluzione per risolvere questo problema ovvero utilizzando i propri dati generati dai sistemi di marketing automation o di email marketing, integrandoli nei motori di campagna di Advertising di Meta e Google. In questo modo, si tornerebbe ad essere precisi nell'advertising superando l’ostacolo della mancanza di dati. Nella puntata si parla anche dell'algoritmo di TikTok e di come questo è in grado di rendere l'esperienza dell'utente più gratificante rispetto ad altre piattaforme come ad esempio Instagram. L'algoritmo di TikTok è basato sull'interesse dell'utente, mentre quello di Instagram è basato sulle azioni degli amici dell'utente. Ciò significa che l'algoritmo di TikTok impara continuamente cosa piace all'utente e migliora la sua capacità di mostrare contenuti rilevanti per l'utente. In conclusione, viene riconosciuta l'importanza del CRM, i dati di prima parte e TikTok sono due ingredienti fondamentali per una strategia digitale efficace nel 2023. E tu cosa ne pensi? Se hai domande oppure vuoi condividere riflessioni commenta l’articolo oppure scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo! E, soprattutto, lasciaci una recensione!
S2 - E1 Gli elementi di una Digital Strategy di valore
11-01-2023
S2 - E1 Gli elementi di una Digital Strategy di valore
Benvenuti alla seconda stagione di Digital Roadmaps for Ambitious  Brands, il podcast dedicato agli imprenditori e manager che vogliono  sfruttare il marketing, l'ecommerce e il digitale in modo strategico per  far crescere il loro brand nel mondo.    Nella prima puntata gli host Claudio Tonti e Nicola Bonora  rispettivamente Head of Strategy, Products, R&D e Digital e UX  Strategy di Websolute affrontano un tema fondamentale: come individuare  la strategia digitale e quali sono i punti chiave di cui tenere conto.    La strategia digitale comprende l'ascolto, la ricerca e la creazione di  una base di conoscenza.  La strategia digitale deve partire appunto dall'ascolto, ovvero la  volontà di acquisire la conoscenza del cliente attraverso una fase di  scoperta, nota come "discovery". La scoperta è importante perché ci  permette di entrare in un territorio sconosciuto, come quello di  un'organizzazione, e di strutturarlo in modo da trarne vantaggio.    Una volta individuate le cinque domande chiave per il contesto  specifico, è importante raccogliere le informazioni necessarie  attraverso una serie di attività di ascolto attivo, come interviste,  focus group e analisi dei dati.    Con queste informazioni in mano, si può procedere alla definizione degli  obiettivi, dei target di riferimento e delle azioni da intraprendere  per raggiungere gli obiettivi stabiliti.   In questo modo, sarà possibile creare una vera e propria "architettura"  della strategia digitale, che ci guiderà nella scelta delle azioni da  intraprendere e ci permetterà di raggiungere i nostri obiettivi in modo  efficace.
S1 - E22 Digital 2023, organizziamoci! con Nicola Bonora
23-11-2022
S1 - E22 Digital 2023, organizziamoci! con Nicola Bonora
Ventiduesimo e ultimo episodio della prima stagione del nostro podcast. Ospite dell' host Giovanni Ciampaglia è Nicola Bonora Digital e UX Strategist di Websolute. Con lui abbiamo cercato di affrontare un tema molto caldo e molto sentito da tutte le aziende in questo periodo dell'anno. Quali sono gli investimenti giusti che dobbiamo fare nel digitale? Come posso organizzare la mia azienda con focus sul digitale?  In questo conversazione emergono due interessanti punti di vista. Da un lato quello di chi ha sempre lavorato dalla parte dell'azienda, dall'altro quello di chi è sempre stato dal lato dell'agenzia. Proviamo a mettere insieme i punti di vista per dare qualche spunto a chi deve decidere su cosa puntare per il 2023.  Negli ultimi due anni si è percepita la crescita dell'attenzione che le aziende rivolgono al digitale anche se, molto spesso erroneamente, la tendenza è stata quella di cercare di replicare l'esperienza dei canali tradizionali in quelli digitali. Oggi sappiamo che replicare non è sufficiente. E' necessaria una strategia integrata. Per studiare cosa fare e perché farlo è importante che chi in azienda si occupa di digitale abbia lo spazio di esplorare e di provare nuove strade. Questo è un piccolo assaggio di quello di cui abbiamo parlato. Unisciti a noi e ascolta la puntata integrale. Facci sapere se la puntata ti è piaciuta e se hai riflessioni che vuoi condividere con noi commenta il post o scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!
S1 - E21 Futuro, antropologia, consumatori e Business: con Simone Cagnazzo
16-11-2022
S1 - E21 Futuro, antropologia, consumatori e Business: con Simone Cagnazzo
Ventunesimo appuntamento per il nostro podcast. Ospite degli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia è Simone Cagnazzo Art Director e Designer a Cagnazzo Design Studio. Insieme abbiamo parlato di design e art direction, del potere dell’identità di brand e comunicazione, e delle opportunità che possiamo cogliere nell’innovazione e nel digitale. L’obiettivo del nostro interessantissimo dialogo è quello di provare a dare il nostro punto di vista sul ruolo che ricopre il design nel panorama economico delle aziende italiane. Che cos’è la creatività? La creatività non è fantasia bensì metodo. È qualcosa che si costruisce e che può essere sfruttata al massimo solo se si è capaci di veicolare e guidare. Perché serve un Art Director in azienda? L’art Director è la guida che indica la strada o propone le idee giuste per far crescere l’azienda o per farle raggiungere gli obiettivi prefissati. Il ruolo fondamentale è quello di far sì che tutto ciò che esce dall’azienda a livello di prodotto e di comunicazione sia coerente con il brand, con la storia e che sia capace di creare valore. Come le aziende di eccellenza posso fare la differenza? Il digitale oggi da a tutte le aziende un vantaggio straordinario, quello di analizzare e di capire cosa piace del nostro prodotto al consumatore e perché gli piace. Una corretta lettura di questi dati può delineare il futuro dell’azienda.
S1 - E19 Marketing e Digital in tempi difficili: con Nicola Cardinali
02-11-2022
S1 - E19 Marketing e Digital in tempi difficili: con Nicola Cardinali
Diciannovesimo appuntamento per il nostro podcast. Ospite degli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia è Nicola Cardinali, giovane e appassionato Digital Strategist di Websolute.  Con lui abbiamo cercato di affrontare un tema molto caldo e molto caro ad aziende e agenzie: l’impatto dell’attuale situazione sulle scelte di business. La situazione attuale: una crisi, ma di che tipo? Ci troviamo nel mezzo di una crisi molto particolare. Non è una crisi di domanda, bensì una crisi che coinvolge le aziende a livello produttivo. Molte, infatti, hanno tanti ordini, ma si trovano in difficoltà nella loro evasione.  Analizzare e poi traslare, diversificare Guardare ai costi e prestare attenzione alle singole voci non significa solo tagliare, ma anche traslare, diversificare. Spostare budget da attività meno redditizie a quelle più redditizie. Utilizzare magari meno budget ma in maniera più focalizzata e precisa. Significa sperimentare, cambiare. Essere coraggiosi in un momento di crisi.  Due modi per valorizzare gli investimenti  È possibile agire a monte o a valle, ma una cosa è certa: in momenti difficili, ogni investimento va valorizzato. E lo si può fare attraverso due attività fondamentali per il futuro che hanno una parola in comune: ottimizzazione. • CRO, Conversion Rate Optimization: ha come focus l’ottimizzare il più possibile gli investimenti, portare l’utente a compiere le azioni che desideriamo compia nel nostro sito.  • Database Marketing: ha come scopo l’ottimizzazione, ma a livello di database ovvero di scelta delle persone a cui comunicare il messaggio.  La cura del mio pubblico Affrontare tempi incerti vuol dire capire quali sono le attività a maggior rendimento. E guardarsi dentro consiste anche nel coltivare il database dell’azienda, prendersi cura degli attuali clienti attraverso azioni che sostengono la relazione come, ad esempio, attività di fidelizzazione o promozioni esclusive. Cambiare paradigma è dunque essenziale: non vi è dubbio che sia molto meno faticoso essere rilevante per chi mi ha già scelto, lavorare con “le mie persone” a partire da temi condivisi.  In un momento di crisi le persone hanno ancora più voglia di associarsi a brand che conoscono. È il momento giusto per puntare su una comunicazione di marca di alto valore, che permetta di stringere e fortificare la relazione.  Tre assiomi, di cui uno fondamentale Secondo alcune ricerche che trattano il marketing in tempi di crisi, ci sono tre elementi che ricorrono spesso:  • Per chi se lo può permettere, fare più comunicazione funziona perché gli spazi costano di meno. • L’empatia è un elemento importante. • In una situazione di crisi, c’è maggiore sensibilità alle offerte. Ipotizzare più scenari? È meglio Valutare e comprendere più scenari permette una visione più ampia.  Le attività da considerare nel 2023 • Creare un Club, uno spazio digitale per unire azienda e persone. • Migliorare le performance, lavorare sui dati, in maniera puntuale e specifica.  • Lavorare sulla SEO per un ottimizzazione e crescita a lungo termine.  • Analizzare i dati, capirli, comprenderli e maneggiarli. L’argomento affrontato nel podcast è delicato e complesso. Hai domande o riflessioni che vuoi condividere con noi? Commenta il post o scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!
S1 - E18 Influencer Marketing: per chi, come e perché? con Alessandra Sangalli e Alessandro Cola
24-10-2022
S1 - E18 Influencer Marketing: per chi, come e perché? con Alessandra Sangalli e Alessandro Cola
Il diciottesimo appuntamento del nostro podcast, puntata live di qualche settimana fa, è stato ricchissimo di spunti e approfondimenti. Gli host hanno ospitato Alessandra Sangalli TikTok Partnerships Manager e docente di w.academy, Business School di Websolute, e Alessandro Cola, CEO di Xplace Company. Con loro hanno intrapreso un avvincente viaggio per capire meglio il mondo dell’influencer marketing. L’influencer marketing oggi: Nel biennio 2015/2016 questo mercato valeva a livello mondiale circa 1 miliardo e mezzo di dollari. Dopo la pandemia ha raggiunto i 14 miliardi e si stima, per fine 2022, un’ulteriore crescita del 20%.  È, un’area che sta crescendo ed esplodendo, e non solo nel settore Fashion e Beauty, che occupa il 30%, ma in tutte le categorie. Un esempio è quello delle case editrici su TikTok. Cosa vuol dire fare campagne di influencer marketing? L’influencer marketing nell’ambito di una strategia digitale è una leva che dev’essere ben integrata con le altre per raggiungere gli obiettivi di business. Meglio molti micro influencer o pochi macro influencer? Con il ragionamento “meglio pochi ma grandi” si è saturato il mercato, dando benzina solo al 10% dei profili. In questo approccio, ci si dimentica di un concetto fondamentale: che non è importante quante persone seguano un/una influencer ma quanto è ingaggiante la loro community.  Quindi, meglio molti ma piccoli o pochi ma grandi? La risposta è: dipende dall’obiettivo. Una campagna di influencer marketing può averne principalmente 4: visibilità, engagement, conversione, posizionamento.  Obiettivi e metriche: cosa può essere interessante analizzare? Il CPM (costo per mille impression), metrica utilizzata nelle campagne di advertising, ha più senso nell’ambito dell’adv. Nel mondo dell’influencer marketing la metrica più efficace è il cost per view, che ci dà l’impressione di quanto la persona e i suoi contenuti video siano d’impatto. Per quanto riguarda le modalità di analisi, il consiglio è avere uno storico dei dati delle campagne e, nell’ambito di una singola attività, analizzare i risultati a due livelli: • Quello di campagna  • Quello dei singoli influencer Influencer marketing? È una questione di conversazioni È essenziale capire che l’influencer marketing non è l’alternativa a una campagna di advertising, ma una modalità di comunicazione differente con un target che voglio avvicinare. È una questione di conversazioni attorno a un argomento caro all’azienda.  Influencer come ambasciatori Dunque, quando si sceglie l’influencer marketing si investe non tanto sul contenuto quanto sulla conversazione.  Come affrontare campagna influencer marketing: 1) Quando si prepara un brief è più importante specificare cosa i talent non devono fare piuttosto che quello che devono fare 2) Esplorare le nicchie è un ottimo modo per cavalcare il presente e prepararsi al futuro  3) Ogni progetto di influencer marketing va trattato con professionalità. 4) Non optiamo solo su macro influencer pensando che sia la strada più facile per raggiungere gli obiettivi.  5) Rispettiamo la loro natura, il loro stile e le loro caratteristiche. Ti è piaciuto questo appuntamento dedicato all’Influencer Marketing? Ha soddisfatto la tua curiosità oppure hai altre domande? Commenta il post o scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!
S1 - E17 CRO per CEO e Manager: con Rosario Toscano
17-10-2022
S1 - E17 CRO per CEO e Manager: con Rosario Toscano
Ospite della diciassettesima puntata del Podcast e degli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia è Rosario Toscano, responsabile CRO di Moca Interactive. Un incontro importante che ci permette di affrontare una serie di concetti indispensabili per ogni business: il potere della CRO, il valore della ricerca e l’importanza di attivare processi di costante miglioramento. Cos’è la CRO e perché è importante? Il focus della CRO, acronimo di Conversion Rate Optimization, è ottimizzare il più possibile gli investimenti, portare l’utente a compiere le azioni che desideriamo compia nel nostro sito.  Occuparsi di CRO significa lavorare sulla crescita dell’azienda, aumentare i suoi tassi di conversione e dunque i suoi margini. E' un processo che interessa tutte le aziende e tutte le sue persone e richiede tempo e costanza e molta analisi delle variabili.  Le aziende sono consapevoli dell’importanza della CRO? Rosario Toscano è chiaro: la consapevolezza è limitata e si tende a investire poco sulla CRO e molto sulla pubblicità online. Tuttavia, visti gli odierni alti costi dell’advertising, in un contesto molto competitivo, ottimizzare è ancora più importante.  L’importanza del processo di apprendimento e modifica Il motivo per cui talvolta non si considerano i vantaggi della CRO nasce da un fraintendimento comune: in molti considerano un sito nuovo perfetto in modo assoluto.  Ma non è così: ogni sito è un equilibrio di fattori, di ciò che si può fare e ciò che si vuole fare. E ha bisogno della CRO dal momento stesso in cui viene pubblicato.  Solo in seguito alla sua messa online si può capire cosa migliorare. Analizzando, facendolo usare alle persone, intervistandole. Molte cose non possono essere identificate prima.  Le opportunità della CRO Quello della CRO è un processo interessante, da allargare e condividere, da orientare verso obiettivi sempre più sottili, ad esempio convertire nella mente delle persone. CRO: qual è la durata di un progetto tipo e quali risultati si possono ottenere? La CRO è una pratica che non ha scadenza. Può durare finché il sito è online. È un processo a step, continuo, che richiede una simbiosi costruttiva tra cliente e agenzia.  Quali sono gli errori da non fare? • Fare un AB test senza ricerca • Non sentire di avere obiettivi in comune • Gettare la spugna troppo presto Il futuro della CRO Cosa vede Rosario Valerio nel futuro della CRO? Sicuramente tanti nuovi strumenti, sempre più automatizzati, per ottenere dati, procedere più facilmente e velocemente nell’analisi. Un grande supporto, in poche parole, della componente tecnologica che, abbinato all’insostituibile lavoro con le persone, può consentire ulteriori ottimizzazioni e sviluppi. E tu, hai domande sulla CRO? È un processo che ha già uno spazio nella sua azienda? Commenta il post o scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!
S1 - E16 SEO per CEO e Manager: con Elia Zanon
10-10-2022
S1 - E16 SEO per CEO e Manager: con Elia Zanon
Sedicesima puntata del nostro Podcast. Gli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia ospitano Elia Zanon, Head of SEO presso MOCA Interactive. L’obiettivo è esplorare le potenzialità della SEO e capire perché scegliere questa tecnica di Digital Marketing significa far crescere il business fin dalle fondamenta. La SEO: concetti preliminari Che cos’è la SEO? La SEO, è la disciplina che racchiude tutte le attività finalizzate a ottenere la migliore analisi e lettura di un sito web da parte di un motore di ricerca. La visibilità, ovviamente, va meritata. Per questo sono indispensabili attività e iniziative guidate da specialisti che possano far capire al motore di ricerca di essere di fronte a un’azienda esperta in quel settore.  Quando si parla di SEO, si parla di qualità, perché è questo che i motori di ricerca si aspettano e di cui hanno bisogno per rispondere efficacemente alle esigenze che le persone esprimono attraverso una parola chiave. Quale azienda dovrebbe investire nella SEO? La SEO, è un mezzo per raggiungere l’obiettivo di business finale. Ed è proprio questo obiettivo che guida nella scelta del tipo di azioni SEO da mettere in campo.  La SEO ragiona a lungo termine, è un investimento strutturale che dura nel tempo, è come costruire le fondamenta di un edificio. Dunque, se consideriamo uno scenario a lungo termine, è indubbio che non esistano aziende che non possano beneficiarne.  Il tempo? È amico della SEO La formula è semplice: più tempo lo si fa, più i risultati migliorano e difficilmente si verrà scalzati. Non è un’attività one shot.  La SEO in Italia: la situazione oggi La SEO, nel corso del tempo, è diventata un asset strutturale fondamentale per ogni azienda. Se, tuttavia, si guarda al panorama mondiale, storicamente l’Italia è più “indietro” rispetto all’America. Ma la ragione è semplice: Google, il principale motore di ricerca, è americano e tale mercato è privilegiato in fatto di attività, iniziative e novità.  L’Italia, a livello europeo, è però in buona posizione.  Quali sono gli obiettivi di un progetto SEO?  La SEO è il canale che porta maggiori conversioni. Perché, attraverso ricerche generiche o specifiche, intercetta le esigenze di chi cerca informazioni o sta per acquistare un prodotto.  Il traffico sul sito precede la vendita. Non esiste Customer Journey senza visite al sito. E non solo: traffico e ricerche possono rappresentare l’efficacia di altre azioni di marketing. Per questo gli obiettivi SEO non possono essere scissi dagli obiettivi business. Le fasi (e i tempi) di un progetto SEO I progetti SEO, come detto, sono a lungo termine, gli orizzonti temporali di almeno un anno o 24 mesi. È questo il tempo minimo per iniziare a capire se le cose stanno funzionando.  Si parte sempre con una lunga e dettagliata analisi che ha l’obiettivo di determinare aspetti, campi semantici e parole chiave su cui lavorare. Poi si arriva all’analisi dei risultati e agli eventuali correttivi, ricordandosi che è un processo in continuo divenire. Il contenuto Il contenuto di qualità è parte indispensabile di un progetto SEO, sia nella fase iniziale sia come attività continuativa.  SEO: gli errori da non fare 1) Non parlare di tutto indiscriminatamente. 2) Non avere aspettative troppo pretenziose. 3) Non considerare l’esperienza delle persone sul sito. E tu, quanto stai investendo nelle attività SEO? Hai domande su questo tema? Per ogni tua curiosità o voglia di confrontarti, commenta il post o scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!
S1 - E15 Il Brand e il Branding oggi, 3 ingredienti chiave: con Alberto Fraticelli
03-10-2022
S1 - E15 Il Brand e il Branding oggi, 3 ingredienti chiave: con Alberto Fraticelli
Nella quindicesima puntata del Podcast gli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia accolgono Alberto Fraticelli, co-fondatore di TreCuori, grande appassionato di Marketing e Comunicazione, ex-Responsabile Brand e Comunicazione per Ferrari ed ex-Direttore Marketing in Lotto. Nasce così una stimolante conversazione fatta di esempi di piccoli e grandi brand nazionali e internazionali, racconti di aneddoti e spunti di riflessione intorno a domande ben precise. Tutte le aziende hanno bisogno di investire nel brand e chiunque può farlo, tutte le aziende e tutte le persone. Decidere di non attivare azioni di branding è una scelta che genera ricadute sul percepito di un brand.  Lavorare sul percepito è, infatti, molto importante perché rappresenta il valore del margine, ovvero quello che il consumatore è disposto a pagare in più per ottenere il prodotto che desidera.  Che cosa è il brand e che cosa significa branding? Branding: azione di fare brand – brand building. Far sì che nella mente dei consumatori scattino delle associazioni nel momento in cui vengono in contatto con una determinata azienda, con certi prodotti o punti vendita.  L’effetto e l’obiettivo del brand building è innescare queste percezioni nella testa dei consumatori, creare strutture mentali che aiutino i consumatori a organizzare la loro conoscenza dei prodotti e dei servizi. Brand: È essere. È ciò che l’azienda ha e ciò che l’azienda è, non è qualcosa da costruire, bensì qualcosa da esaltare.  Nel mondo attuale da dove si comincia a fare brand? Prima di tutto, chiediamoci quali sono i brand che hanno iniziato a essere riconoscibili grazie a un percorso di branding.  Non è facile. Vediamo alcuni esempi. • “Supreme” È un caso straordinario in cui ci sono stati alcuni brand builders che hanno fatto sì che quella realtà prima sconosciuta ai più, da un certo momento in poi è diventata riconoscibile.  • “Swatch”  È un caso che esalta il valore che un prodotto acquisisce quando è scarso. Pensiamo che negli anni ’80 gli orologi potevano acquistarsi solamente in America e Svizzera. • “Sector no limits” e “Redbull” Esempi che, seppur riferiti a due epoche diverse, colgono il senso della community rivolgendosi a un pubblico ben targetizzato. E non solo: oggi il digital e la possibilità intrinseca di costruire delle community aprono immense possibilità di fare brand ancora prima che esista il prodotto.  • “Salt Bae”, noto per il suo gesto iconico di mettere il sale sulla carne, oggi ha aperto una catena di ristoranti che nel solo punto vendita di Londra in tre mesi ha fatturato 7 milioni di sterline. • “L’Estetista Cinica”, nata dispensando consigli sui prodotti e tecniche beauty, oggi ha una linea di skincare che fattura 60 milioni di euro. I 3 ingredienti chiave che fanno la differenza quando si vuole costruire un brand 1. Autenticità Il brand funziona in maniera straordinaria quando è autentico. L’imprenditore dovrebbe essere in grado di esaltare al massimo il proprio essere e la propria unicità.  2. Differenziazione Per prima cosa vanno definiti gli elementi su cui l’azienda vuole puntare e poi raggiungerli perseguendo una strada che la differenzi dai competitors.  3. Coraggio Di essere coerenti e costanti nel tempo, di giocare la propria partita nel contesto in cui il prodotto si trova. Che siano mercati piccoli o grandi non è importante. Ciò che conta è la riduzione dello spazio tra il brand e il consumatore. E per te ci sono altri ingredienti chiave in un percorso di branding? Se sì, commenta o scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!
S1 - E14 Un Brand di arredamento e Digital Strategy: con Gianluca Diegoli
26-09-2022
S1 - E14 Un Brand di arredamento e Digital Strategy: con Gianluca Diegoli
La quattordicesima puntata del Podcast vede il ritorno di un gradito ospite, Gianluca Diegoli. In questo nuovo appuntamento, gli host Claudio Tonti e Giovanni Ciampaglia si sono cimentati con l’immaginare i punti chiave di strategia digitale per un brand del settore arredamento.  Come fare a posizionarsi e aumentare la consideration? Quanto contano i contenuti? L’omnicanalità che ruolo ha nella strategia? Scopriamolo insieme in sei punti.  Il primo passo? Identikit e mappatura Ipotizzando un’azienda che produce arredamento italiano di design, di fascia media e dalla distribuzione mista, il primo passo di una strategia digitale è il back to basic. E' necessaria una mappatura basilare prima di lavorare alla strategia vera e propria. Le aziende più strutturate non smettono di cercare di capire il loro cliente L’ascolto del cliente è, dunque, il punto iniziale della strategia. Domande e ricerca le parole chiavi.  Questo ascolto può avvenire parlando con le persone on site, monitorando i commenti online, intervistando o collaborando con un’azienda che si occupa di ricerche di mercato.  Come posizionare un brand di arredamento? Solitamente, i brand di arredamento, quando vogliono posizionarsi offline, scelgono di apparire su riviste di design.  E nel digitale? È molto più complesso trovare lo stesso concetto, nonostante la presenza e l’aiuto del programmatic advertising. Occorre, dunque, cambiare approccio: comunicare le cose giuste nel modo giusto alle persone giuste anziché ripetere le stesse cose a tutti. La creatività, il perno del posizionamento Nel digitale, è il contenuto e non il luogo a essere il perno del posizionamento.  Se parliamo di luoghi, invece, è indubbio che gli spazi più posizionanti a livello digital sono oggi i social media, e non è un caso che una strategia social sia proprio una strategia di contenuto. Per quanto riguarda la creatività, tre sono le parole chiave che la devono caratterizzare: • Argomento; • Linguaggio da social media; • Persone protagoniste. È in questo modo che la marca viene vista e i social media trasformati in palcoscenico per dialogo e discussioni. Un Customer Journey fluido e facile Altro punto fondamentale di una strategia digitale per un brand di arredamento è facilitare il più possibile il percorso di scoperta della marca.  Ma la vera sfida non è solamente creare un Customer Journey fluido ma anche essere flessibili, usare il digitale optando per nuovi mix. Come? Creando progetti ibridi tra offline e online e scegliendo nuove forme di collegamento tra cliente e brand. In poche parole: ampliando le possibilità con approcci creativi. On line o offline? E se fosse una questione di alleanze? Considerare l’intero contesto e approfondire il concetto di omnicanalità: è anche questo un punto chiave necessario per ogni strategia digitale, in particolare quella di un brand di arredamento.  In questo senso, è necessario creare tutti i presupposti affinché offline (negozi) e online (digital) collaborino tra loro. Fare squadra fa bene a tutti.  Deve dunque nascere una nuova alleanza basata sulla condivisione del dato. Censire il dato, studiarlo, valorizzarlo, dev’essere obiettivo comune. È insieme che si vincono le sfide, presenti e future. E tu come approcceresti un’azienda di questo tipo? Oppure: hai da proporci una nuova sfida di business? Se sì, scrivici a podcast@websolute.it. Ti aspettiamo!