Voci della memoria

Il Sole 24 Ore

Davanti ai loro occhi hanno visto l’inferno del genocidio, sono riusciti a tornare dai campi di sterminio e oggi ci raccontano quel male feroce perché non si ripeta mai più. I sopravvissuti della Shoah hanno voci potenti e preziose, da ascoltare e su cui meditare. A futura memoria.
Podcast prodotto dal Sole 24 Ore e da Radio24, a cura di Raffaella Calandra e Maria Luisa Colledani, in collaborazione con l’Associazione Figli della Shoah. read less
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Episodi

Andra e Tatiana Bucci, le bambine sopravvissute ad Auschwitz
15-03-2021
Andra e Tatiana Bucci, le bambine sopravvissute ad Auschwitz
Andra e Tatiana Bucci avevano quattro e sei anni quando sono state deportate nel campo di sterminio di Auschwitz insieme ad una parte della loro famiglia. I ricordi di quel periodo buio della loro vita sono a tratti nitidi. L’arresto una sera di fine marzo del 1944; il pianto della nonna che in ginocchio prega l’ufficiale delle SS di prendere solo lei e non le bambine; il viaggio estenuante verso Auschwitz a bordo di un vero e proprio carro bestiame e quel numero impresso sulla pelle che Andra, nonostante tutto, non vuole cancellare. “É un segno che in fondo ce l’abbiamo fatta che siamo riuscite ad uscirne -racconta nell’intervista realizzata da Federico Taddia- Abbiamo vinto noi, che siamo rimaste, che siamo tornate, che raccontiamo.” Le due bambine sono riuscite a sopravvivere a quell’orrore grazie a una guardiana della “baracca dei bambini” che aveva preso a cuore le loro vite, salvandole dagli esperimenti del dottor Mengele. Non solo ricordi nella mente di Andra e Tatiana, ma anche tanti rimorsi che fanno ancora male, a distanza di anni. Uno fra tutti: l’aver rifiutato ogni contatto fisico con la madre che non riconoscevano più perché profondamente cambiata nell’aspetto dalle privazioni disumane del campo di sterminio. Oggi Andra e Tatiana sono felicemente nonne, hanno ricostruito tassello dopo tassello la loro vita ma non dimenticano quello che hanno subito e continuano ad essere testimoni di quella tragedia per fare in modo che quello che è stato non riaccada mai più.
Liliana Segre, una stella contro l’indifferenza
05-02-2021
Liliana Segre, una stella contro l’indifferenza
A cura di Raffaella Calandra“Quando sono entrata in Senato, ho pensato alla bambina, quando fu espulsa dalla scuola nel 1938”. Porta sulla sua pelle e nei palazzi delle Istituzioni le cicatrici del secolo breve, Liliana Segre, figlia di una ricca famiglia ebrea, laica. Cacciata dal suo mondo, trovò solo finestre chiuse a Milano, mentre prima le leggi razziali, poi la furia nazista costrinsero lei e l’amato padre a tentare- invano- la fuga in Svizzera. Furono arrestati e il 30 gennaio 1944 deportati, dal binario 21 della stazione centrale. Sulla banchina di Auschwitz-Birkenau, si salutarono per sempre. Solo 22 dei 605 del loro convoglio fecero ritorno dopo la prigionia, le selezioni, il lavoro nella fabbrica delle munizioni, dopo le marce della morte. E dopo i mesi della tregua, con gli americani. All’arrivo nella Milano della ricostruzione, non c’è spazio per i ricordi di una sopravvissuta, che smette di essere triste- confida nel 2018 a Maria Piera Ceci - dopo aver incontrato l’amore. Il marito, i figli e poi i nipoti le spalancano un nuovo mondo di affetti, in cui alla fine riesce anche a parlare dell’abisso di Auschwitz. Per 30 anni, Liliana Segre incontra soprattutto migliaia di ragazzi, a cui affida la sua testimonianza e la sua lotta contro l’indifferenza. “Io sono stata profuga sui monti; ho chiesto asilo politico e so cosa voglia dire essere espulsa”. Nominata senatrice a vita nel 2018, a 90 anni è costretta alla scorta dopo minacce e insulti. Ora c’è anche una stella, come quella che la aiutò a superare le notti ad Auschwitz, che porta il nome di Liliana Segre. Per brillare per sempre, contro l’indifferenza del mondo