Dice di essere stato un bambino “improbabile”. Ascoltava la musica classica, passava ore al cinema sotto casa e, nei mesi estivi, si alzava presto per andare a mungere le mucche. La vocazione per la regia è arrivata qualche anno dopo, quando al liceo si iscrive a un laboratorio teatrale. Da allora Gabriele Muccino non ha mai smesso di immaginare e mettere in scena storie. In quest’intervista a Malcom Pagani parla del suo ultimo film “Fino alla fine” e racconta come, riordinando il caos, il cinema sia riuscito anche a salvargli la vita.
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