Si è aperto a Kazan, in Russia, il 16° vertice dei Brics, un evento di tre giorni al quale parteciperanno non solo i capi di Stato che fanno parte dell'associazione internazionale, ma anche molti altri politici di spicco. È stato confermato l'arrivo dei rappresentanti di 24 Paesi, nonché del segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. L'organizzazione ha registrato un ampliamento senza precedenti: a Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa si sono infatti aggiunti Egitto, Emirati Arabi Uniti, Iran ed Etiopia. Il Pil totale dei Brics supera i 60mila miliardi di dollari, la quota globale è del 37,4% (per il G7 è del 29,3).
A fronte di questo straordinario successo diplomatico, ritornano alla mente le 'profetiche' parole di stupor mundi Draghi: "Le sanzioni che abbiamo imposto a Mosca hanno avuto un effetto dirompente sulla macchina bellica russa, sulla sua economia.
La Russia fatica a fabbricare da sola gli armamenti di cui ha bisogno, poiché trova difficile acquistare il materiale necessario a produrle.
Il Fondo Monetario Internazionale prevede che l’economia russa si contragga quest’anno e il prossimo di circa il 10% in totale, a fronte di una crescita intorno al 5% ipotizzata prima della guerra".
Se continueremo ad affidarci ai garzoni della Nato, il disastro sarà garantito. Da possibili protagonisti del riassetto globale, ci siamo trasformati in attoniti spettatori che osservano impotenti, da dietro il vetro blindato del lager europeo, il mondo che si riorganizza secondo regole più eque, ma soprattutto nel rispetto dei diversi caratteri nazionali.
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