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In piazza della Loggia, a Brescia, la bomba esplose alle 10.12. Alle 11.45 qualcuno diede ordine ai vigili del fuoco di ripulire l’asfalto con gli idranti. Le tracce dell’esplosivo e altri possibili reperti furono trascinati dall’acqua nei tombini. Un magistrato, qualche anno, dopo, disse che quell’ordine fu il primo depistaggio messo in atto in questa vicenda. Era il 12 maggio 1974.
Quella mattina in piazza era in corso una manifestazione antifascista indetta contro i numerosi atti terroristici neri che avevano colpito la provincia nelle settimane precedenti. L’esplosione uccise sei persone, altre due morirono in ospedale nei giorni seguenti. I feriti furono oltre 100. Qualche ora dopo lo scoppio della bomba nell’ospedale cittadino arrivò la telefonata di un uomo che disse di essere un dirigente del ministero dell’Interno. Diede disposizione che tutti i reperti trovati sugli indumenti delle vittime venissero radunati e consegnati a una persona che sarebbe arrivata in ospedale di lì a poco. Quella persona arrivò, prese in consegna le buste dei reperti che poi scomparvero. Fu il secondo depistaggio.
La storia delle indagini sulla strage di Brescia del 1974 è stata accompagnata, come è avvenuto per altre stragi compiute in Italia, da coperture, complicità, interventi dei servizi segreti. Fu chiara subito l’origine neofascista di quell’attentato ma le indagini si indirizzarono verso piccoli fascistelli locali, spesso ragazzini, e delinquenti comuni. Eppure, si scoprì solo anni più tardi che capi del Sid, l’allora Servizio informazioni difesa, il servizio segreto militare, sapevano molto di quella bomba, addirittura erano probabilmente a conoscenza prima di ciò che sarebbe avvenuto in piazza della Loggia. Quarant’anni più tardi per quell’attentato furono condannati due esponenti veneti dell’organizzazione neofascista Ordine Nuovo, Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, quest’ultimo, oltre che militante neofascista, anche informatore stipendiato dai servizi segreti. Furono giovani magistrati a scoprire che quell’attentato era stato deciso, organizzato e realizzato dalla cellula veneta del gruppo terroristico, lo stesso coinvolto nella strage di piazza Fontana, del 1969, a Milano. Gli stessi magistrati scoprirono il ruolo avuto da servizi segreti e funzionari dello Stato in quella vicenda. Le indagini su ciò che avvenne a Brescia il 18 maggio 1974 continuano ancora oggi. Due persone, che oggi vivono all’estero, sono state rinviate a giudizio per aver avuto un ruolo in quell’attentato.
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