Mattia è ormai a tal punto imprigionato nella finzione rappresentata da Adriano Meis da non poter più muovere un passo, pronunciare una parola, lasciare libero sfogo a un’emozione… senza correre il rischio di veder crollare tutto! Per una serie di limitazioni che si è autonomamente e quasi inconsapevolmente imposto – anche volendo non potrebbe liberarsi dell’identità fittizia che lo tormenta, e che pare essersi emancipata dal ruolo immateriale di semplice ombra per dirigere e decidere la sua esistenza. Che fare, dunque?
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