Otto settembre 2003: c'è una porta socchiusa al secondo piano di via Cadorna 28, quartiere Santa Rita di Torino. Qualche condomino di quel palazzo, salendo le scale vede la porta leggermente aperta. Si ferma sull'uscio e pronuncia il nome della proprietaria di quell'appartamento ma non risponde nessuno. Allora decide di entrare e si trova davanti il corpo di Clotilde Zambrini, 73 anni, strangolata con una calza di nylon e seviziata con la punta numero 13 di un trapano.
All'inizio sembrava l'epilogo di una rapina finita male: un'anziana che viene derubata, barbaramente ferita e poi uccisa. Ma la storia è un'altra e riporterà a un vecchio caso, avvenuto nel 1997 sempre a Torino e non risolto. Un'altra donna uccisa, sempre strangolata. E sempre seviziata. Si chiamava Maria Carolina Canavese ma non c'era nulla che apparentemente la legasse alla Zambrini se non le somiglianze dei due delitti.
Con Marinella La porta, Direttore tecnico superiore del Gabinetto di Polizia Scientifica, responsabile del laboratorio di genetica forense per il Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria e con il dottor Andrea Giuliano, responsabile del laboratorio di dattiloscopia giudiziaria al gabinetto interregionale di polizia scientifica per il Piemonte e la Valle d'Aosta di Torino ripercorreremo questi due omicidi, solo apparentemente lontani ma che furono compiuti da una sola persona la cui identità è stata svelata nel 2010: a sette anni anni dall'omicidio Zambrini e a 13 da quello della Canavese.