L’oscura sagoma dell'artista Keisuke Aisawa si stagliava contro la luce del laboratorio, mentre le sue dita afferravano quella che era senza dubbio la sua opera più orrenda e famosa. "Mother Bird", o come il mondo aveva imparato a conoscerla, "Momo". Aisawa aveva modellato la creatura con amore, un tributo all'arte, alla bellezza dell'inquietante.
Non avrebbe mai potuto immaginare che il suo lavoro sarebbe stato in grado di…uccidere. Momo. Un nome che, incutendo paura nei cuori di adulti e bambini, era diventato un incubo digitale, un mostro della modernità, un flagello della rete. I suoi occhi sbarrati e la bocca beffarda erano diventati simboli di terrore e morte.
L'artista rimase fermo ad osservarla. Così, in mezzo a tutte le altre sue creazioni, non sembrava né la più terrificante, né la più particolare. Si chiese perché, nonostante questo, fosse divenuta così virale. Le storie che si susseguivano sul suo conto, sul gioco mortale che era stato scatenato, e che era costato la vita a molti, erano assurde. I ancora nel cuore dell'oscurità digitale..
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