Per Paolo Sorrentino fare cinema significa indagare la realtà, dare vita a esperienze non vissute, palesare e osservare particolari che altrimenti rimarrebbero nascosti. Esempio della sua capacità di trasformare l’esperienza di vita in opera è il film “Parthenope”, ambientato nella Napoli perenne teatro di caos e messa in scena di mistero, con cui ammette di intrattenere un rapporto di avvicinamento e fuga. Per lui, “il punto più alto della gioia contiene anche il pericolo della sua perdita”, come lo è stato il diventare padre e l’essere messo a confronto con lo scorrere del tempo e il cambiamento che ne deriva, che porta allo sviluppo di una progressiva disillusione rispetto allo sguardo che si aveva da ragazzi.
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