La "Ravanela" era il nomignolo con cui gli arcoresi dell'epoca, usavano per identificare Emma Ravanelli, figlia di Costante, portinaio di Villa d'Adda Borromeo ad Arcore. Parliamo della portineria posta all'ingresso secondario della villa, che oggi ospita la sede arcorese dell'Associazione Nazionale Alpini, edificio noto appunto come "Ravanél", da quella prima famiglia che l'aveva abitato.
La prorompente bellezza della giovane Emma è al centro del racconto odierno.
Un fascino che conduce all’inevitabile conflitto, tra Emma e quella nobiltà, che l’aveva voluta nel suo entourage, solo per farsene vanto, ma che alle pretese ambizioni della giovane, rispondeva dall’alto della sua arroganza sociale ricordando a Emma il ceto a cui apparteneva, da cui non poteva e non doveva assolutamente emanciparsi. Da qui la scelta della donna, dove l’esercizio del suo libero arbitrio è tutto da provare, di mercificare la sua bellezza in quel mondo d’alto bordo dove contavano solo le apparenze. Sfiorita nel corpo e soprattutto nell’anima, la lunga stagione del tramonto fatta di ricordi e qualche sussulto, dove la sua passata avvenenza poteva ancora farsi sentire.