La Arendt e il ritratto di Rachel Varnhagen

pagine di storia

21-07-2020 • 20 minuti

"Che storia! - Sono una profuga dall'Egitto e dalla Palestina e trovo qui aiuto, amore e cura da parte Vostra! Con entusiasmo sublime penso a questa mia origine e alla trama del destino in cui si uniscono le più lontane distanze di spazio e di tempo: le più antiche memorie del genere umano, allo stato più recente delle cose. Quello che, per tanto tempo della mia vita, è stata l'onta più grande, il più crudo dolore e l'infelicità, essere nata ebrea, non vorrei mi mancasse ora a nessun costo". Con queste parole di Rahel Varnhagen, Hannah Arendt decide di aprire la sua prima e unica biografia dedicata proprio alla Varnhagen, scrittrice ebrea berlinese vissuta a cavallo tra la fine del Settecento e gli inizi dell'Ottocento. È questo volume - Rahel Varnhagen. Storia di un'ebrea (Il Saggiatore) - che la storica Anna Foa presenta nella nuova puntata della rubrica “pagine di storia”. Un testo in cui, attraverso la figura di Rahel, la Arendt apre una finestra sul mondo ebraico tedesco, sul significato di assimilazione e integrazione. “Leggere questo libro aiuta a capire pieno di contraddizioni dell'ebraismo tedesco. È estremamente affasciante”, spiega Foa. O per dirla come Walter Benjamin è un testo che “nuota vigorosamente contro la corrente della giudaistica edificatoria e apologetica”.

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