Incipit di libri

Due Minuti Un Libro

Gli incipit di Due Minuti Un Libro. Il piacere della lettura ad alta voce. Che sia un thriller, un romanzo, un manuale, un libro per bambini o ragazzi, di poesie, un distopico, un autobiografico, uno spirituale a noi piace leggerli. Buon ascolto! read less
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Episodi

40 anni in Regione
15-10-2023
40 anni in Regione
Il giovane Bruno, il protagonista di 40 anni in Regione di Umberto Dodero, è ambizioso, impavido e intraprendente. Muove i primi passi nel mondo del lavoro tentando di farsi strada e conquistare una posizione soddisfacente, ma soprattutto entrare a far parte dell’organico di un’Amministrazione Pubblica, in particolare della Regione Sardegna, è la sua grande aspirazione. Giunge così il momento tanto agognato, il premio per la sua costanza. Ma ben presto si accorge che intorno a sé nulla è così roseo; se in un primo momento vagheggiava l’idea di un luogo in cui poter conoscere delle persone e con loro affrontare un lungo percorso lavorativo, ora si rende conto che è possibile fino ad un certo punto: imbrogli, raggiri e voltafaccia, esseri ignavi che circolano tra i corridoi interminabili dell’immenso edificio e come guitti impersonano la loro triste esistenza mettendo in scena le loro miserie umane; questo è lo scenario che gli si profila all’orizzonte. Ma Bruno è un ragazzo che non si lascia spaventare, tenacemente lotta per i suoi diritti, attirandosi molte antipatie ma anche intessendo rapporti costruttivi. Quarant’anni vissuti all’interno di quell’enorme calderone fanno sì che lui ne conosca ogni angolo, ma fondamentalmente subdora l’intrigo perché nulla più lo incanta. Nonostante il suo percorso lavorativo sia stato molto movimentato, ha saputo trarre dalla sua esperienza un enorme rispetto per il lavoro e per la sua terra. 40 anni in Regione, di Umberto Dodero, Europa Edizioni Due Minuti Un Libro
Leggere di pedagogia tra handicap e specialità
11-10-2023
Leggere di pedagogia tra handicap e specialità
La pedagogia, quale scienza di diversificati approcci educativi, così come la pedagogia speciale, quale branca a sé della dimensione prioritariamente socio-affettiva, al di là dell’area cognitiva a cui prevalentemente si rivolge, è plasmata dalla natura invasiva e pervasiva del media, attraverso il quale la scuola di oggi, ciascun docente, tenta di tenere un ritmo sempre più incalzante per ri-adattare e ri-adattarsi a una cultura, quella dei giovani, che percorre e precorre strade e bivi non sempre in linea con la “segnaletica” che la scuola stessa vorrebbe loro imporre, spesso negando la presenza dell’oltre… In questo costante mutamento e accelerazione propria di una società sempre più digitale, sempre più nella direzione dell’intelligenza artificiale, scuola e famiglie giocano una sfida quotidiana per comprendere detti mutamenti, per comprendere Bisogni Educativi Speciali che appartengono all’intera comunità educante ed educabile, in un processo di continua ricerca e rinnovamento della sua essenza. Riferendosi a J.S. Bruner, l’autore individua e porta avanti l’obiettivo bruneriano «di adattare una cultura alle esigenze dei suoi membri e di adattare i suoi membri ed i loro modi di conoscere alle esigenze della cultura». Lo studioso, già nella prima parte della sua ricerca, trova nel pensiero di Sigmund Freud la giustificazione della sua particolare scelta, anche lessicale, di definire “a rischio” una certa “genitorialità”; Freud, infatti, asserisce, ci ricorda l’autore, che «i mestieri più difficili sono nell’ordine il genitore, l’insegnante e lo psicologo». Un dialogo interdisciplinare quello che lo studioso fa emergere nel rapporto tra pedagogia speciale e necessità di educare con le sue molteplici e differenti prospettive, ponendo sullo sfondo di ogni valutazione e analisi dei bisogni i processi integrativi e inclusivi (bio-psico-sociali) ricordandoci come la pedagogia appartiene a spazi plurimi e indefiniti che non possono essere relegati in spazi, sì, importanti, come la famiglia, la scuola e territori circoscritti, ma estesi a tutti quei luoghi appartenenti alla presenza umana. L’autore sottolinea che le criticità non possono essere considerate «quelle per così dire istituzionalizzate, bensì quelle legate, forse all’inadeguatezza dell’osservatore […] di trattare le specialità o, meglio, le speciabilità». Dimostrando come la specialità rappresenti per la scienza dell’educazione timone ed energia fondante capace di prometeizzare su molte di quelle quotidiane questioni educative di nutrito interesse. Leggere di pedagogia tra handicap e specialità. Per una scuola in cerca di mediazione e di medialità. Di Francesco Augello, Edizioni La Bussola Due Minuti Un Libro
L’incantatrice di numeri
23-05-2023
L’incantatrice di numeri
Mia è un’aspirante giornalista che svolge il suo praticantato realizzando servizi sull’acuirsi della prostituzione, con la crisi occupazionale del Paese che riversa oltre la frontiera svizzera le italiane, e le strade dello stivale che “luccicano” di più dopo i frequenti sbarchi irregolari. Ma la prostituzione, a dispetto di ogni generalizzazione, non è un discorso né semplice né scontato, e la protagonista che vuole andare a fondo partendo dallo slang del sesso in vendita su Internet (e fuori). Tra offerenti di sesso nuove sul mercato più vecchio al mondo, cifre di denaro espresse in cioccolatini al latte e rose cospicue, Mia realizza una sorta di vocabolario della prostituzione significativo dei tempi tecnologicamente sviluppati e moralmente arretrati che viviamo. I tempi bui dettati pure da tutta l’ipocrisia di un Paese che, negando un discorso in merito alla regolamentazione del “lavoro” sessuale accomune storie diverse perché non tutte sono puttane tra prostitute in rete, in strada e/o indoor mentre si consumano rapporti sessuali (esentasse) del tutto consenzienti o, viceversa, coercitivi. Raccogliendo le loro confidenze, e gli uomini lesti a metter mano al portafogli per un po’ d’amore marcio, o volgare, Mia, tra una donna e l’altra, ore in chat ad indagare l’emporio del sesso su portali in apparenza amichevoli (nei fatti bordelli ai loro interni) dietro un’inserzione tra le migliaia caricate, conosce un uomo addentrandosi in prima persona, un’unica volta, nel mondo dei sentimenti raggirati. Corrotti e più compromessi, spaventati. L’incantatrice di numeri, di Maria Bellucci. www.mariabell.it Due Minuti Un Libro
La banalità del bene. Dalla pena capitale agli stermini: la morte come progetto politico - Tralerighelibri
15-05-2023
La banalità del bene. Dalla pena capitale agli stermini: la morte come progetto politico - Tralerighelibri
C’è un filo logico che collega la pena capitale a uno sterminio: entrambi sono una decretazione di morte inclusa in una volontà politica: la prima individuale, la seconda in massa. Per spiegare la morte come progetto politico l’autore ha risposto con un approccio multidisciplinare a delle semplici domande: cos’è? Perché? Chi la fa? A chi? Con chi? Dove? Quando? In quale contesto? Con quali conseguenze? Prendendo poi le mosse dal costrutto della «Banalità del male» di Arendt, l’autore ha elaborato un nuovo punto di vista sugli esecutori, che proprio banali non sono. Non si è trattato di ribaltare completamente il pensiero di Hannah Arendt, ma di aggiungere una aggravante ai loro comportamenti. Per questo l’autore preferisce utilizzare l’espressione «banalità del bene». La banalità del male presuppone un vuoto cognitivo, di giudizio; mentre al contrario la banalità del bene è un pieno di nuove norme morali, di nuovi giudizi, di premeditazione e di passione. In questo contesto è un bene che diventa banale, perché instaura una precisa grammatica di potere che decide chi deve vivere e chi deve morire. Un potere che conduce l’Essere all’essere, insomma solo a un principio biologico della vita. Non importa se il programma di salvezza degli esecutori della morte prevede la dannazione di una parte dell’Umanità. La banalità del bene. Dalla pena capitale agli stermini: la morte come progetto politico, di Renzo Paternoster, Tralerighe Libri Due Minuti Un Libro