Questa è una storia di uomini. Non per forza grandi uomini; ma uomini d'azione, che seppero farsi trovare pronti quando passò il treno, al posto giusto nel momento giusto. Sicuramente non grandi campioni: buonissimi giocatori sì, ma nessun fuoriclasse. Del resto l'Arsenal 1988-89 non ha aperto un ciclo – anzi, l'anno dopo non partecipò nemmeno alla Coppa dei Campioni, perché eravamo nel pieno dei cinque anni di squalifica che l'UEFA aveva inflitto al calcio inglese dopo la strage dell'Heysel. E nei 22 convocati dal ct Bobby Robson ai Mondiali di Italia 90 non ci sarà alcun giocatore dell'Arsenal. Una squadra che è riuscita a diventare generazionale per incredibile effetto di una sola notte, che poi è diventata un libro, che poi è diventato un film. E pensare che l'aggettivo che veniva in mente pensando all'Arsenal galleggiante tra gli anni 80 e i 90 era uno solo, sempre lo stesso: “boring”. E bisognerà aspettare il 1994 affinché i tifosi dell'Arsenal possano affinare la propria autoironia, e cantare loro il coro definitivo sul gioco forse cattivo ma terribilmente efficace di quei Gunners, sull'aria di “Go West” dei Village People: “One-nil, to the Arsenal”, 1-0 per l'Arsenal.