Silvio BERLUSCONI in 21 storie ||| Il presidente più VINCENTE di sempre
AL DIAVOLO! Formalmente, Silvio Berlusconi è stato presidente del Milan dal 10 febbraio 1986 al 13 aprile 2017. 31 anni e 29 trofei, tra cui 8 scudetti, 5 Champions League, 2 Coppe Intercontinentali e un Mondiale per Club. Ma scendendo più in profondità, la sua epoca splende e passa alla storia soprattutto per quello che ha fatto in prima persona fino alla primavera 1994, fino a quando l'impegno politico non lo ha costretto a delegare la parte sportiva del suo impero, sempre di più, ad Adriano Galliani. Fino ad allora, non c'era filo d'erba di Milanello che si muovesse senza il consenso di Berlusconi: un uomo che, comunque la pensiate, ha cambiato radicalmente il mercato, la comunicazione, la tattica, il formato delle competizioni, persino le regole del gioco del calcio. A volte ha esagerato, altre volte ha speso troppo e non è stato un bell'esempio, altre ancora è stato cattivo maestro di veri e propri avventurieri che, non essendo ricchi e potenti quanto lui, con il pallone si sono rovinati, e hanno rovinato altre società. Ma una cosa è certa: sul calcio di oggi Berlusconi ha lasciato un'impronta profonda e incancellabile quanto quella di Buzz Aldrin sul suolo lunare. E alla fine è proprio così: ci piaccia o no, ci sia piaciuto o no, Silvio Berlusconi è stato il nostro “man on the moon”. Succede tutto nel giro di poche settimane: l'Associazione Calcio Milan è sull'orlo del baratro. A dicembre il presidente Giussy Farina ha annunciato le dimissioni e il motivo si scopre due settimane dopo: il vicepresidente Gianni Nardi, un imprenditore milanese a cui Farina deve sette miliardi di lire, ha presentato richiesta di sequestro delle azioni di Farina che costituiscono il 51% del Milan. Si apre la crisi e si scoperchia il pentolone: i giocatori non ricevono da mesi lo stipendio, l’Irpef non pagata supera i tre miliardi di lire, alcuni club battono cassa, ad esempio il Portsmouth non ha ancora ricevuto il pagamento della terza rata di Hateley. Farina scappa in Namibia, sulle rive del fiume Okavango, dove non esiste l'estradizione per reati fiscali; la gestione del Milan passa a Nardi. Il petroliere Dino Armani sembra a un passo dal rilevare la società e ha già annunciato il suo metodo per risanare i conti: vendiamo Baresi alla Sampdoria e Maldini alla Juventus. Sabato 8 febbraio il Cavaliere convoca il suo gabinetto di guerra a Villa Suvretta, un sontuoso palazzone di pietra grigia a Sankt Moritz, che gli è stato affittato dallo scià di Persia per 436 milioni all’anno. Per evitare di rimanere impantanato nella burocrazia e nei ricorsi, bisogna forzare la mano, magari anche minacciare di fare un passo indietro. Il 9 febbraio, in Milan-Sampdoria, il popolo di San Siro insorge con striscioni molto espliciti: “Silvio, cancella questa società di ladri”. Anche Nardi “tifa” per Berlusconi: prende tempo con Armani e la sera del 10 febbraio chiude la trattativa con il Cavaliere. Vanno tutti a festeggiare alla Risacca, un ristorante in via Marcona a un passo da piazza Cinque Giornate, fino alle due e mezza del mattino. A quell’ora già sono aperte le prime edicole: l’allegra combriccola si trascina fino in Porta Venezia, in cerca della storica prima pagina della Gazzetta. Foto di repertorio del Cavaliere con un bicchiere in mano, e accanto il titolo: “Berlusconi annuncia: sì, il Milan l'ho preso io”.