CentoParole

Corriere del Ticino

«CentoParole» è un podcast del Corriere del Ticino, scritto e realizzato da Dario Campione. Non sappiamo mai cosa leggere, eppure abbiamo le librerie piene, il kindle senza memoria disponibile. Ecco quindi che Dario ci racconta un libro in pochi minuti, in pillole non amare come le medicine, ma leggere e che curano la mente e lo spirito. «Perché non possiamo giudicare un libro dalla copertina, ma dal sapore che ci lascia in bocca quando lo finiamo» (Cit.) read less
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Storia di Halloween, la festa sacra che affonda nella notte dei tempi
26-10-2024
Storia di Halloween, la festa sacra che affonda nella notte dei tempi
Oggi vi racconto il libro di Jean Markale Halloween. Storia e tradizioni, pubblicato da L’Età dell’Acquario.«Dolcetto o scherzetto» sono soliti urlare i bambini che, nella maggior parte dei Paesi anglosassoni - ma sempre di più anche in molte altre parti del mondo - la sera del 31 ottobre saltellano di porta in porta in cerca di caramelle e dolciumi. Con in mano una zucca scavata a forma di teschio, simbolico ricovero per il loro bottino zuccheroso, e travestiti da Dracula, zombie o altre figure spaventose della cultura hollywoodiana, simboleggiano - forse del tutto inconsapevolmente - le anime dei morti che visitano il mondo dei vivi. E tramandano in forme rinnovate, senza averne la minima coscienza, un’antichissima tradizione culturale pre-cristiana, risalente con ogni probabilità ad almeno 2.500 anni fa.Sì, perché oggi Halloween è soltanto la notte spensierata e allegra dei più piccoli, oppure il pretesto per raccontare al cinema o nelle serie Tv le storie fanta-horror di irriducibili ammazza-vampiri. Ma nel mondo celtico e druidico delle Isole britanniche del VII o del VI secolo avanti Cristo, quella che allora era chiamata la festa di Samain nulla aveva di giocoso. Era, piuttosto, uno spaventoso rito di passaggio. Era la notte in cui i morti e i vivi lasciavano aperte, gli agli altri, le porte dei rispettivi mondi. La notte in cui lo spazio e il tempo si fermavano. La notte in cui tutto era possibile.Non sono molti, in italiano, i libri che parlano di Halloween, delle sue origini e della sua evoluzione. Uno dei più noti, pubblicato ormai quasi 20 anni fa dalle Edizioni dell’Acquario, è quello di Jean Markale, scrittore e poeta parigino scomparso a 80 anni nel 2008 e protagonista, in vita, di alcuni epici scontri con il mondo accademico che ne giudicava l’opera «debole» dal punto di vista scientifico. Pure imperfetto, il libro di Markale tuttavia aiuta, e molto, a riconoscere i legami profondissimi che uniscono Halloween con la tradizione e la cultura dell’Occidente pre-cristiano e cristiano, e soprattutto serve a far capire come la festa del 31 ottobre tutto sia tranne che una trovata commerciale nata negli Stati Uniti per assecondare il mondo del business hollywoodiano.
Johan Cruijff e gli eroi tristi del pallone: come il calcio può spiegare la vita
12-10-2024
Johan Cruijff e gli eroi tristi del pallone: come il calcio può spiegare la vita
Oggi vi racconto il libro di Simon Critchley A cosa pensiamo quando pensiamo al calcio, pubblicato da Einaudi. Ordinario di filosofia alla New School for Social Research di New York, dove dal 2011 tiene la cattedra intitolata ad Hans Jonas, Simon Critchley è considerato tra i più influenti filosofi angloamericani. Ha scritto libri su Derrida, Gadamer, Heidegger, Adorno, Lacan e molti altri, ma è diventato una star della pubblicistica contemporanea soprattutto con i suoi studi su David Bowie, sull’umorismo e sul calcio. Elementi portanti della cultura pop che il filosofo inglese ha saputo trasformare in argomenti speculativi. Il calcio, in particolare, è sempre stato materia prediletta di Critchley che nel 1988 avrebbe voluto scrivere la sua tesi di dottorato parlando di Kenny Dalglish, il calciatore scozzese del Liverpool eroe dell’infanzia e dell’adolescenza del filosofo, appassionato tifoso dei Reds sin da bambino. L’Università dell’Essex non glielo permise: il calcio, a quel tempo, non era considerato «una questione con un imballaggio abbastanza filosofico». Ma Critchley non si è mai arreso. Un po’ come, sul campo, il suo idolo. Per decenni ha continuato a farsi domande sul gioco del pallone. Fino a quando, nel 2018, è finalmente riuscito a vendicarsi di quel rifiuto degli anni universitari pubblicando il libro di cui parliamo oggi; il libro in cui ha applicato il suo sguardo filosofico alla passione che lo ha accompagnato per tutta la vita: il calcio, appunto.
Da Agno al Nazareno: storia di Elly Schlein, la ticinese che ha conquistato il PD
05-10-2024
Da Agno al Nazareno: storia di Elly Schlein, la ticinese che ha conquistato il PD
Oggi vi racconto il libro di Elly Schlein L'imprevista. Un’altra visione del futuro, scritto con Susanna Turco e pubblicato da Feltrinelli. «A Elly Schlein piace mangiare i panini degli autogrill, le lasagne, le patate al forno, canticchiare le canzoni che passa la radio, guardare Sanremo commentandolo con le amiche su Facebook minuto per minuto, secondo un rito stabilito nel 2009 e che non si è interrotto nemmeno con l’arrivo alla segreteria del Pd, staccare un po’ la notte giocando ai videogiochi (dalle saghe storiche di Super Mario e Zelda a Grand Theft Auto, ma si diverte ancora coni primi “punta e clicca” come Monkey Island e giura di aver finito tutti gli Assassin’s Creed), passare un pomeriggio in Fiera a Bologna, anche cimentandosi in pubblico e senza paura di perdere. “Sono una gamer, una nerd degli anni ’90,” è una delle sue sintesi più efficaci. Per descrivere quel poco di vita che si tiene fuori dal lavoro, si intende (per il resto è doverista e instancabile, sfiancante). Una giocatrice di Trivial, di Cluedo, di ping pong, di biliardo. Una cinefila dura e pura, da Festival di Locarno mattina pomeriggio e sera, altro rito celebrato da oltre vent’anni. Una appassionata di musica, capace di elencare brano per brano intere discografie». La giornalista dell’Espresso Susanna Turco riassume così la segretaria nazionale del Partito Democratico all’inizio del librobiografia scritto a quattro mani con la stessa Schlein e uscito poche settimane fa. Titolo: L’imprevista. «Ritratto di una leader riluttante, che all’Università, a Bologna, era molto più presa dai cineforum (con il sogno di fare la regista) che dalla voglia di candidarsi alle elezioni studentesche. Una ragazza, nata in Svizzera, […] che ha imparato a conoscere il mondo nella sua scuola multietnica, e poi a Locarno: «non viaggiavo tanto, il cinema era il mio modo per conoscere le altre culture, imparare le diversità», dice. Una leader inaspettata, «per gli altri ma anche per sé stessa», che ha deciso di superare per una volta la regola autoimposta di non parlare mai della propria vita per un obiettivo politico: mostrare che la sua ascesa alla guida del Pd non è stato un caso, ma l’esito di un percorso molto complicato, durato almeno dieci anni.Buon ascolto!
Intelligenza artificiale, come vincere la paura di un fantasma che non c'è
28-09-2024
Intelligenza artificiale, come vincere la paura di un fantasma che non c'è
Oggi vi racconto il libro di Stefano Moriggi e Mario Pireddu L'intelligenza artificiale e i suoi fantasmi. Vivere e pensare con le reti generative, pubblicato da Il Margine. C’è un fantasma che si aggira un po’ ovunque nel mondo, avrebbe forse scritto il vecchio Karl Marx se fosse vissuto ai nostri giorni. È il fantasma dell’Intelligenza artificiale generativa, lo spauracchio della contemporaneità. La frontiera tecnologica che suscita tanta eccitazione quanta ansia. E angoscia. E alimenta il vecchio e mai sopito conflitto tra apocalittici e integrati: tra chi guarda al futuro con ottimismo e chi, invece, non nasconde il proprio sbigottimento di fronte al nuovo, all’incognito. «Come sempre accade con le tecnologie che iniziano a diffondersi su larga scala, dopo un (iniziale) entusiasmo, cominciano ad arrivare le prime preoccupazioni, per non dire le prime inquietudini». La riflessione è di Stefano Moriggi, filosofo dell’educazione e autore con Mario Pireddu di un libro in cui si parla di intelligenza artificiale da prospettive inedite. Gli apocalittici descritti da Moriggi e Pireddu vedono ovunque «fantasmi», gli spettri del declino dell’umanità, condannata a sottomettersi, prima o poi, alla macchina, al computer super intelligente e performante. Nella sfida tra intelligenze - quella umana e quella tecnologica - i moderni apocalittici si votano alla sconfitta quasi senza combattere. Ma sbagliano.Buono ascolto!Se il libro di oggi ti ha incuriosito, ricorda che puoi avere lo sconto del 10% sui tuoi acquisti in libreria grazie alla CdT Club Card.
Delitti in cerca d'autore tra i «Vuoti di memoria» del commissario Soneri
21-09-2024
Delitti in cerca d'autore tra i «Vuoti di memoria» del commissario Soneri
Oggi vi racconto il libro di Valerio Varesi Vuoti di memoria, pubblicato da Mondadori. A tre anni di distanza dall’ultima indagine torna il commissario Soneri, uno dei più interessanti e originali investigatori della provincia italiana. Nata dalla fantasia del giornalista di Repubblica Valerio Varesi, la vita letteraria di Soneri ha ormai superato il quarto di secolo. La prima inchiesta - Ultime notizie da una fuga - risale infatti al 1998. Mentre Vuoti di memoria è il diciassettesimo capitolo della tormentata storia del commissario, un personaggio «le cui indagini sono spesso un pretesto per raccontare le contraddizioni del presente». Soneri «coltiva l’arte del dubbio, è perennemente in bilico esistenziale» e non ama un granché l’azione. Preferisce sicuramente pensare, guardare dentro alle persone e al loro mondo, consapevole che la logica, applicata alle inchieste, non sempre può essere considerata una scienza esatta. «Non si riflette mai abbastanza su ciò che appare scontato - dice il commissario nel libro - La realtà si presenta sempre per ciò che è: un groviglio, un abbaglio, un costante equivoco». «Credo di possedere una mia cifra narrativa che è forse più vicina al noir francese, vale a dire un romanzo che contiene un’indagine condotta da un poliziotto, ma su un fatto che ha grande rilevanza sociale e che può essere rappresentativo di un problema che riguarda tutti noi. Insomma, un romanzo “impegnato” - ha sottolineato in un’intervista Varesi - Papa Bergoglio dice che un pastore deve puzzare del suo gregge. Io dico che uno scrittore deve sporcarsi le mani con la cronaca e la società che lo circonda. Questo, nella grande letteratura avviene sempre, ma è un dovere pressante per il noir, genere che dev’essere necessariamente inquietante e a suo modo eversivo, anche rispetto alla cronaca di cui è una filiazione». Vuoti di memoria si inserisce pienamente in questo filone. Il suo punto focale, al di là della trama gialla, è appunto una riflessione sulla memoria. La memoria che cambia con il tempo. La memoria irrimediabilmente trasformata dall’avvento del computer e della Rete. La «memoria artificiale. Diventata - dice Soneri nel libro - ormai indispensabile. La grande memoria che, alla lunga, ci annienterà, ci renderà sterili, privi di pensiero autonomo». Che ci farà elaborare ragionamenti su dati prestabiliti e ci condurrà «in massa verso un pensiero unico».Buon ascolto!Se il libro di oggi ti ha incuriosito, ricorda che puoi avere lo sconto del 10% sui tuoi acquisti in libreria grazie alla CdT Club Card.
Renato Vallanzasca, la parabola triste del bandito che fece tremare Milano
14-09-2024
Renato Vallanzasca, la parabola triste del bandito che fece tremare Milano
Oggi vi racconto il libro di Renato Vallanzasca Malanotte. Rimpiango quasi tutto, scritto con Micaela Palmieri e pubblicato da Baldini & Castoldi.Renato Vallanzasca, il bandito dagli occhi di ghiaccio, il personaggio forse più violento della mala milanese degli anni ’70, l’uomo protagonista di libri, film e serie Tv dedicati alle imprese sanguinarie e alle fughe rocambolesche che gli sono costate quattro ergastoli, affronta oggi l’ultima, più dura battaglia della sua vita. A 74 anni, 52 dei quali trascorsi in carcere, Vallanzasca non è più in grado di comprendere pienamente ciò che gli accade e di gestire consapevolmente la sua vita. Deve fare i conti con una grave malattia neurodegenerativa che lo mette in uno stato di confusione e di sfinimento.Già nello scorso mese di giugno, il presidente del Tribunale di sorveglianza di Milano, Giovanna Di Rosa, aveva revocato il divieto di semilibertà per le aggravate condizioni di salute del bandito. Adesso, lo stesso Tribunale si è pronunciato sulla richiesta di trasferimento di Vallanzasca in una residenza sanitaria assistita.Impietosa la relazione stilata all’inizio di settembre dall’ambulatorio di psichiatria del servizio di medicina penitenziaria, la quale mostra quanto il personaggio Vallanzasca (alimentato da lui stesso anche durante la detenzione-record, ma al contempo sfruttato da non pochi attorno a lui da quando non c’è più con la testa) non abbia ormai più nulla a che vedere con la persona Vallanzasca, più simile a tanti altri anziani minati da decadimento cognitivo: «Ha perso completamente il controllo» della propria quotidianità, scrivono i medici, «non è assolutamente in grado di badare» a sé, «è disorientato nel tempo e nello spazio», «a tratti emerge la sofferenza di non riuscire a esprimere con il linguaggio quello che si produce nel suo pensiero», ed è ormai «visibile lo stato di prostrazione».Un uomo finito. Del quale, tuttavia, resiste - per certi aspetti anche in maniera forte - l’inossidabile mitologia del fuorilegge, la fascinazione del criminale. Figlie di una vera e propria «agiografia degli uomini con il mitra» da cui però, è stato giustamente sottolineato, sono assenti il dolore delle vittime e la crudezza di quegli anni di morti e violenze. Perché gli anni ’70, a Milano, non furono i tempi gloriosi di una malavita «con regole e codici d’onore», ma anni in cui si sparava, e si moriva per niente.Negli spiragli di lucidità che la malattia tiene aperti, Renato Vallanzasca ha raccontato nuovamente spezzoni della propria vita alla giornalista del Tg1 Rai Micaela Palmieri. Ne è nato un libro di memorie molto diverso dai soliti. Scorrevole, costellato più di riflessioni che di ricordi, per nulla autocelebrativo. «La Storia parla da sola - dice Vallanzasca - non ho capito un cazzo. Ho sempre giocato d’azzardo, sempre. Non con le carte o nelle bische da cui mi tenevo ben lontano ma, peggio, con la vita. E ho perso».Il titolo del libro, Malanotte, edito da Baldini & Castoldi, ha una postilla: Rimpiango quasi tutto. Non c’è, nelle pagine della vita di Vallanzasca, alcuna rivendicazione dei propri errori. Al contrario: la vicenda umana del bandito è intrisa quasi esclusivamente di dolore. È narrata nel tono del dramma e la sua grandezza somiglia più a un abisso dal quale è impossibile risalire. Buon ascolto!Se il libro di oggi ti ha incuriosito, ricorda che puoi avere lo sconto del 10% sui tuoi acquisti in libreria grazie alla CdT Club Card.
La cucina italiana? Non esiste, e la carbonara l’hanno inventata gli americani
15-06-2024
La cucina italiana? Non esiste, e la carbonara l’hanno inventata gli americani
Oggi vi racconto il libro di Alberto Grandi e Daniele Soffiati La cucina italiana non esiste. Bugie e falsi miti sui prodotti e i piatti cosiddetti tipici, pubblicato da Mondadori. «La “nostra” cucina», la cucina italiana, «non esiste. La cucina è una sola: quella buona. Certo, in Italia abbiamo grandissimi prodotti, i migliori, e ogni campanile ha la sua ricetta. Ma la cucina ha sapori e contaminazioni da tutto il mondo. Ogni tanto leggo di gente che insorge perché si cambia un ingrediente in un piatto tipico, e a me allora viene voglia di farlo, per provocazione: non stiamo salvando vite umane, la cucina è piacere, bisogna farla come più ci ingolosisce». Antonino Cannavacciulo non ha bisogno di molte presentazioni. Da una decina d’anni occupa ogni possibile luogo televisivo in cui si dà fuoco ai fornelli e può fregiarsi, da qualche tempo, anche delle tre stelle Michelin, riconoscimento che la rivista francese ha assegnato alla cucina di Villa Crespi, il ristorante gestito dallo chef di Vico Equense sul Lago d’Orta, in Piemonte. Se Cannavacciuolo, in un’intervista al Corriere della Sera, dice che la cucina italiana non esiste, in pochi si scandalizzano. Se lo scrive, invece, argomentandolo in modo difficilmente contestabile, uno storico, allora apriti cielo. E in effetti, le polemiche e le discussioni innescate dal libro di Alberto Grandi e Daniele Soffiati hanno riempito ogni genere di spazio mediatico, finendo per diventare anche oggetto di scontro politico-culturale.
Un anno fa moriva Silvio Berlusconi: la sua (troppa) vita nel libro di Filippo Ceccarelli
08-06-2024
Un anno fa moriva Silvio Berlusconi: la sua (troppa) vita nel libro di Filippo Ceccarelli
Oggi vi racconto il libro di Filippo Ceccarelli B. Una vita troppo, pubblicato da Feltrinelli. Un anno fa, il 12 giugno 2023, a moriva, a Milano, Silvio Berlusconi. L’uomo che ha cambiato la politica italiana, e non solo. L’imprenditore che «volle farsi re», come ha detto qualcuno. La bibliografia sul Cavaliere è quasi sterminata, Prima e dopo la sua «discesa in campo», l’esistenza di Berlusconi è stata letteralmente passata al setaccio da centinaia di giornalisti, studiosi, politologi, osservatori più o meno neutrali. Non può quindi sorprendere che l’ultima opera in ordine di tempo dedicata all’ex leader di Forza Italia abbia dimensioni monumentali. L’autore, Filippo Ceccarelli, ha seguito Berlusconi come cronista per trent’anni, raccogliendo un’infinità di articoli, ritagli, foto, appunti. Materiale raccolto poi in 334 faldoni e donato alla Biblioteca della Camera dei Deputati, dove adesso è a disposizione di chiunque. Da quell’oceano di informazioni è emerso un volume di 640 pagine che ci «restituiscano un uomo malato di narcisismo, infantile, megalomane, bugiardo, spregiudicato; ma anche generoso, munifico, inventivo». Pagine che, in ogni caso, «alla fine, non ci forniscono una spiegazione univoca di questa storia cui tutti» gli italiani hanno «partecipato perlopiù da spettatori». Come ha detto Marco Belpolìti, il libro di Ceccarelli su Berlusconi «non è un romanzo, sebbene si alimenti proprio di particolari» talvolta così surreali da sembrare «frutto della fantasia» di portentosi «sceneggiatori»; e «non è una sintesi storica, poiché Ceccarelli, come molti, non crede alla Storia», quella con la S maiuscola; «non è neppure un’analisi psicologica o antropologica del personaggio». E nemmeno un saggio politico, seppure tra le sue righe si possano chiaramente intravvedere i passaggi nodali della transizione italiana. È, piuttosto, «una narrazione, e in qualche modo ricorda la descrizione d’un quadro, meglio d’una serie di quadri con un unico protagonista»: il Cavaliere.
Ascesa e caduta dei Ferragnez: Selvaggia Lucarelli racconta la storia di Chiara e Fedez
25-05-2024
Ascesa e caduta dei Ferragnez: Selvaggia Lucarelli racconta la storia di Chiara e Fedez
Oggi vi racconto il libro di Selvaggia Lucarelli Il vaso di pandoro. Ascesa e caduta dei Ferragnez, pubblicato da PaperFirst. Un’inchiesta giornalistica. L’analisi di un fenomeno sociale assolutamente straordinario. Una riflessione severa ma non moralista sulla incapacità generale di saper cogliere il reale dietro lo specchio deformante del virtuale. Il libro che Selvaggia Lucarelli ha dedicato alla storia dei «Ferragnez» - l’influencer Chiara Ferragni e il rapper Federico Lucia, in arte Fedez - è molte cose insieme. È lo spaccato avvilente e triste di un sistema colpevolmente disinteressato a porsi domande scomode di fronte a personaggi divenuti, nel tempo, vere e proprie star, e per questo, forse, temute più che ammirate. Ma è anche la fotografia nitida del mondo in cui abbiamo scelto di vivere e al quale ci siamo volontariamente piegati, accostumati, assuefatti. «Il caso della caduta di Chiara Ferragni, per interesse, sorpassa perfino l’ossessione precedente per la sua genesi e la sua evoluzione - scrive Selvaggia Lucarelli - E la ragione è semplice: quello che le è accaduto non racconta solo di lei: racconta la nuova società, l’evanescenza del successo ai tempi dei social. Racconta chi siamo noi, anche. Siamo noi, in fondo, ad aver consegnato quel potere a una influencer credendo a ogni cosa che ci diceva». La vicenda è nota. Ed era stata la stessa Lucarelli a sollevarla, nel dicembre 2022, con un articolo pubblicato sul quotidiano Domani. In breve, la giornalista scoprì che l’operazione del pandoro Balocco griffato dalla Ferragni e messo in vendita a un prezzo triplo rispetto al prodotto classico, non era legata a una donazione benefica all’Ospedale Regina Margherita di Torino. Era in realtà mero marketing. Un vero e proprio inganno dei consumatori, sanzionato dall’autorità garante con multe salatissime e poi finito anche nel mirino della magistratura, che ha indagato l’influencer cremonese per truffa.
Il ritorno di Petra Delicado, la poliziotta che ha cambiato il noir spagnolo
04-05-2024
Il ritorno di Petra Delicado, la poliziotta che ha cambiato il noir spagnolo
Oggi vi racconto il libro di Alicia Giménez Bartlett La donna che fugge, pubblicato da Sellerio.A distanza di sette anni dalla precedente indagine, torna in libreria Petra Delicado, l’ispettrice della polizia di Barcellona protagonista dei noir di Alicia Giménez Bartlett. La donna che fugge è il dodicesimo capitolo della serie che aveva esordito nel 1996 con Riti di morte e cambiato per sempre la scena gialla spagnola. In realtà, alla dozzina di inchieste vanno aggiunti nove racconti, pubblicati in volume sempre da Sellerio, e una curiosa autobiografia, uscita nel 2020. «Da Agatha Christie a Fred Vargas, molte scrittrici si sono affezionate ai propri personaggi, ma nessuno ha dedicato loro un intero libro per raccontarne le vite in una sorta di falsa autofiction. Alicia Giménez Bartlett lo ha fatto in Sin muertos», letteralmente “Senza morti”, tradotta in italiano con il titolo Autobiografia di Petra Delicado, un libro in cui l’investigatrice barcellonese racconta la sua esistenza in prima persona, dall’infanzia ai passi iniziali nella polizia, senza dimenticare ovviamente i matrimoni e i divorzi.Si potrebbe dire, hanno affermato alcuni critici spagnoli, «che il legame tra Petra e Alicia Giménez Bartlett sia forte quanto quello che esiste tra gemelli. Gemelli mentali, ovviamente». È possibile. Quale autore di storie seriali, verrebbe da chiedersi, non si rispecchia anche soltanto in parte in quello che scrive? Spiega però l’autrice raccontando la genesi del personaggio: «Non volevo essere una femminista avant la lettre, mi dicevo che questa donna sarebbe stata al comando e che avrebbe avuto dei cattivi pensieri. All’epoca non c’erano così tante poliziotte donne come oggi, ma il tempo mi ha dato ragione. Ora ce ne sono molte, e sono anche donne al comando. Era una specie di anticipazione di ciò che sarebbe successo».In ogni caso, La donna che fugge è giallo classico, con una trama coerente, uno stile scorrevole, situazioni e personaggi credibili e realistici, ritmo sostenuto.